(Little Women, USA/2019) di Greta Gerwig (135′)

Sottotitolo: Una storia universale per un film estremamente personale

Quattro sorelle crescono in America all’indomani della guerra civile: questa è la premessa dell’adattamento cinematografico del romanzo Piccole Donne scritto da Louise May Alcott. In viaggio con la madre, le sorelle Amy, Jo, Beth e Meg scoprono l’amore e l’importanza dei legami familiari.

Dal libro sono già nate cinque trasposizioni cinematografiche, un cartone animato e una serie tv. La domanda, dunque, sorge spontanea: C’era bisogno di una nuova versione? Probabilmente sì, visto che la regista Greta Gerwig dona un punto di vista nuovo, fresco e personale sul grande classico della letteratura per ragazzi.

Durante la visione del lungometraggio veniamo a conoscenza delle piccole March: si rivelano le loro fragilità ma soprattutto si scoprono le loro ambizioni moderne e forti insieme ai palpitii legati a sogni d’indipendenza e non a frivole vicende amorose. Un percorso di crescita rivisitato in modo che le ragazze di oggi possano immedesimarsi in conflitti, paure, desideri e rivendicazioni sempre attuali.

Analizzando la pellicola nel dettaglio, si denota come la narrazione venga sviluppata su due binari paralleli: prima vengono presentate le protagoniste da adulte e solo in seguito, attraverso ampi flashback, viene mostrata la loro fanciullezza. Questo metodo rende dinamico il film, obbligando lo spettatore a tenere alta l’attenzione, e permette di illustrare complessivamente la crescita di ogni singolo personaggio attraverso le varie disillusioni vissute, sottolineando, quindi, quanto sogni e realtà siano spesso due concetti ben diversi. Il passaggio tra queste due temporalità viene ulteriormente evidenziato a livello cromatico attraverso i diversi utilizzi di due stupende palette di colori che vediamo mutare a seconda della narrazione.

Il film sperimenta un tono narrativo spigliato, divertente, energico, ma anche doloroso, che dimostra l’unicità del girato: l’esperienza della regista si contraddistingue infatti per la semplicità nel rendere la narrazione fluida e mai indigesta.

Le protagoniste rammentano come le incarnazioni dell’Eterno Femminino siano diverse tra loro ma unite: l’emancipazione femminile attraverso il tempo, persiste come desiderio e sboccia nella sorellanza

Rating: 7.8/10

Di Davide Tecchio

“E se tutti questi abeti fossero come struzzi che si sono dimenticati di risalire? Gambe all’aria e testa infossata. Coccodè!”; ballava una danza tribale insieme all’albero, “Sveglia, sveglia, sveglia! Svegliati grosso struzzo.”

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