A breve inizieremo a mangiare carne artificiale. Ma è davvero una buona idea sostituirla a quella vegetale? E la carne animale è giunta alla fine?

di Hajar Qacem

Il concetto di “carne coltivata” venne reso popolare nei primi anni 2000 da Jason Matheny, creatore della “New Harvest”, la prima organizzazione mondiale di ricerca nel campo dei prodotti animali coltivati. Prima di approfondire l’argomento, però, è bene precisare la distinzione tra carne vegetale e carne sintetica.

Il termine “carne vegetale” va associato unicamente all’insieme dei preparati di origine vegetale, ricavati da verdure, cereali, legumi o dalle loro proteine. La “carne artificiale”, invece, dall’inglese “healthy meat”, detta anche carne coltivata o sintetica, è la carne prodotta in laboratorio tramite l’utilizzo di cellule staminali di origine animale. Le tecniche per la produzione di quest’ultima sono già utilizzate nella medicina rigenerativa: esse prevedono che le cellule vengano prelevate dal muscolo vivente, per poi essere coltivate in un bioreattore che riproduce le stesse condizioni del corpo animale (temperatura, acidità, etc.). Nel bioreattore le cellule vengono alimentate tramite una miscela di nutrienti, affinché si moltiplichino in maniera esponenziale. Il risultato finale è un prodotto che non è mai stato parte di un animale vivo, pur essendo costituito al 100% da cellule animali.

Nel 1995, l’FDA (Food and Drug Administration) ha approvato la produzione di carne artificiale perché considerata sicura per la salute umana.

Nel dicembre del 2020, Singapore è stato il primo Paese al mondo ad approvare la vendita della carne sintetica. In particolare, il governo del Paese approvò il prodotto di “Eat Just”, un’azienda di San Francisco che produce carne e latte in laboratorio. A Rehovot, la “Future Meat Technologies”, un’azienda biotecnologica israeliana che produce carne di pollo coltivata, ha raccolto 347 milioni di dollari attraverso un round di finanziamenti, guidato dalla società americana ADM Ventures. Secondo quanto riferisce Yaakov Nahmias, fondatore e presidente dell’azienda, “la portata del finanziamento apre la strada a una massiccia espansione della produzione di carne coltivata”. L’azienda ha aperto un impianto in grado di produrre 500kg di carne coltivata al giorno pari a 5 mila hamburger.

Il primo hamburger al mondo prodotto in laboratorio è stato realizzato prelevando cellule staminali dal muscolo di una mucca nell’agosto del 2013 da Mark Post, professore alla “Università di Maastricht”, ed è costato circa 330.000 dollari americani. In 10 anni i costi si sono fortemente ridotti grazie a un miglioramento dei processi di produzione: a marzo 2022 l’hamburger artificiale ha raggiunto un prezzo pari a 9,80 dollari.

Tuttavia la carne di animale è ancora la più economica: come ricordato dal periodico Elle, al chilo la carne sintetica costa 21 euro, contro i 18 euro di un taglio pregiato come la scottona di manzo. Il divario si amplia ancora di più se si parla di carni bianche: la fesa di pollo può arrivare massimo ad 8 euro al chilo.

Sul fronte della carne vegetale, sia “Beyond Meat” che “Impossible Food” affermano di usare circa il 95% di suolo in meno rispetto alla produzione di carne animale, emettendo il 90% di anidride carbonica in meno. Dal punto di vista ambientale anche la carne artificiale è sostenibile, in quanto permette di ridurre le emissioni di CO2 del 70% e produce un risparmio del 50% di energia, dell’85% acqua e del 99% del suolo coltivabile.

La carne sintetica necessita ancora di importanti analisi riguardanti le componenti proteiche, gli elementi biochimici prodotti ed in particolare i fluidi utilizzati nella moltiplicazione cellulare, che possono contenere molti additivi chimici ed estratti animali che ne aiutano la crescita.

Alcuni consumatori trovano ripugnante il processo di produzione ad alta tecnologia e sostengono che la mancanza di ossa costituisce un limite per certe applicazioni culinarie. C’è chi invece sottolinea gli aspetti negativi della produzione e del consumo di carne tradizionale: maltrattamento animale, maggior rischio di sviluppare patologie come diabete, infarto e problemi cardiovascolari, obesità e cancro per chi adotta una dieta ricca di proteine animali e impatto ambientale negativo generato dagli allevamenti intensivi. A livello etico, la carne artificiale potrebbe essere maggiormente accettata dalle persone che desiderano evitare il consumo di alimenti la cui produzione preveda l’uccisione di animali.

Se è vero che per la produzione di massa della carne coltivata ci sarà ancora da attendere, è altrettanto vero che le alternative disponibili nei supermercati e nei ristoranti sono già molteplici.

Resta quindi soltanto a ciascuno scegliere che stile di vita alimentare adottare sulla base della propria etica.

 

2 commenti a “DAGLI ALIMENTI CONVENZIONALI AI CIBI ECOSOSTENIBILI”
  1. Il giorno in cui non potremmo più mangiare carne animale è il giorno in cui la farò finita.

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