Il mondo intero piange la morte del più grande oppositore di Putin. È stato subito consacrato “martire della libertà”. Ma chi era e cos’ha fatto?

di Lanfredi Omar

Aleksej Navalny è morto il 16 febbraio in una prigione di massima sicurezza in Siberia, dove stava scontando la condanna che il governo russo gli aveva comminato. Il mondo intero è stato scosso dalla notizia della sua morte ed è stato da subito commemorato. Ma chi è Navalny?

Sin dai primi anni 2000, all’alba dell’era putiniana, lavorava come avvocato ed era attivo contro la dilagante corruzione all’interno del sistema di potere russo. Il suo status di avvocato fu successivamente revocato. Quando il primo ministro Putin assurse alla carica di presidente nel 2012, Navalny guidò a Mosca una manifestazione con circa 20mila persone, finendo poi per 15 giorni in carcere. Subì in seguito varie condanne tramite processi sommari che gli impedirono di candidarsi a sindaco di Mosca. Nel 2016 manifestò l’intenzione di concorrere alla presidenza russa ma, oltre ad essere aggredito – perdendo peraltro l’uso di un occhio – venne escluso dalle urne per le sue precedenti condanne per “corruzione”.

Nel 2020 condusse una campagna contro il referendum costituzionale, dichiarando che tali emendamenti avrebbero permesso a Putin di essere presidente a vita. In effetti le riforme consentono a Putin di poter essere presidente fino al 2036. Quello stesso anno è stato il più duro per Navalny: la Fondazione Anti-corruzione (da lui fondata) venne ufficialmente chiusa dal governo russo e lui finì in coma in seguito ad un tentativo di avvelenamento, metodo già adottato verso altri attivisti anti-Putin. Per quest’azione UE, UK e USA imposero sanzioni agli alti funzionari russi. Dopo essersi curato in Germania, tornò in Russia, dove venne arrestato appena atterrato e processato per direttissima in una stazione di polizia. Proteste di massa scoppiarono in tutto il paese. In carcere iniziò uno sciopero della fame, perché i medici non volevano visitarlo. Nel frattempo il suo partito Russia del Futuro venne sciolto.

Lo scorso anno Navalny ha subito l’ennesimo processo farsa a porte chiuse, conclusosi con una condanna ad altri 19 anni di carcere, con l’accusa di incitamento pubblico ad attività estremiste e riabilitazione dell’ideologia nazista. Navalny nazista? Egli avversava l’invasione dell’Ucraina iniziata nel 2022 e dunque, per la propaganda russa, anti-occidentale e anti-ucraina, questo era già un comportamento filonazista.

Per i medici russi Alexei Navalny è morto di morte naturale. In un tweet le parole piene di sofferenza della madre: “Avrebbero per legge dovuto restituirmi subito il corpo, ma non lo hanno fatto. Invece mi ricattano, vogliono definire le condizioni del come, dove e quanto seppellire mio figlio. Vogliono che la sepoltura avvenga in segreto, senza un saluto. Vogliono portarmi in un cimitero con una tomba appena fatta e indicarmi, qui giace tuo figlio”. E mentre la TV russa liquidava la morte dell’oppositore, la moglie Yulia Navalnaya dichiarava che “Putin ha assassinato Navalny” e che ora sarà lei a continuare l’operato in nome del marito.

Aleksej Navalny oggi è un riferimento per milioni di persone che, attraverso le sue pagine web, lo hanno sostenuto. Compare al nono posto nell’elenco dei 100 personaggi pubblici più fidati dai Russi. Ha vinto numerosi premi e riconoscimenti per il suo impegno in materia di diritti umani e nel 2021 è stato candidato al Premio Nobel per la Pace. Qualche anno fa la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Russia a risarcire il dissidente russo con 50mila euro per danni morali provocati dagli arresti di matrice politica, lesivi della libertà di espressione e privi di una reale motivazione. 

Oltre che contro la corruzione dilagante in Russia e contro il governo antidemocratico di Vladimir Putin, Alexei Navalny lottava contro ogni forma di razzismo e per legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, in uno dei paesi più difficili per la vita delle persone lgbt. 

Aleksej era cosciente che avrebbe potuto perdere tutto, perfino la vita. Ma non ha desistito. E ora la sua battaglia continuerà attraverso quei milioni di cittadini russi che lo considerano il loro ispiratore e lotteranno per una vera democrazia, fondata su libere elezioni, contro epurazioni, incarcerazioni, uccisioni e repressione della libertà di pensiero e di stampa.

«Se mi uccideranno, non arrendetevi» è il messaggio che Alexej Navalny ci ha lasciato.

La colonia penale dove Navalny ha scontato i suoi ultimi giorni

1 commento su “FUMUS PERSECUTIONIS”

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