Dal 10 al 19 novembre la Scienza è tornata protagonista per l’ottavo anno grazie a MantovaScienza, un’iniziativa che si propone di far avvicinare il mondo scientifico al pubblico.

di Francesco Poldi

MantovaScienza è organizzata dalla cooperativa Alkemica e si è tenuta, per la maggior parte degli eventi previsti, nella Sala delle Capriate e negli spazi annessi di piazza Leon Battista Alberti.

Come tutti gli anni sono stati invitati autori e ricercatori di prestigio nazionale e internazionale, alcuni provenienti dalla nostra città. Anche noi studenti siamo stati protagonisti: le scuole che hanno aderito sono i Licei Virgilio e Belfiore, il Fermi, l’ITET Mantegna e gli Istituti Redentore. Stretta è stata la collaborazione con le Università di Parma, Modena e Reggio Emilia, Brescia e Bari.

Come studente penso che l’esperienza sia stata stimolante, sia per gli spettatori che per i volontari. Le conferenze sono state interessanti, formative e hanno trattato temi sorprendenti perché riguardavano argomenti che non si imparano a scuola. Gli esperimenti, frutto di nuovi studi, erano importanti per arricchire la propria cultura personale.

Si poteva partecipare al festival da studenti seguendo due percorsi. C’erano gli addetti all’accoglienza che hanno gestito e intrattenuto il flusso di persone e gli addetti agli esperimenti che, insieme ad un professore, hanno mostrato i diversi stand. Era quindi compito nostro mostrare alle persone le diverse esperienze proposte, sempre a tema scientifico. Parlando del mio percorso, posso dire che è stato difficile gestire la numerosa affluenza di pubblico, soprattutto di bambini con i quali non è sempre stato semplice relazionarsi.

Gli interventi sono stati interdisciplinari. Per esempio, il 10 novembre, l’argomento proposto era la capacità di apprendimento dei neonati. Secondo lo studio di Anna Truzzi, ricercatrice mantovana neolaureata al Trinity College di Dublino, i bambini riescono a riconoscere il volto della madre tra più donne e a esprimere una preferenza verso movimenti naturali, piuttosto che artificiali. Secondo lo stesso studio i bambini sono in grado di percepire i fonemi di tutte le lingue e sono anche capaci di riconoscere i volti di qualsiasi etnia.

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