Per entrare in Polizia di Stato devi avere le spalle larghe, coraggio e nervi saldi per la sicurezza e la protezione del prossimo.

Di Elisa Zaltieri

I poliziotti sono un po’ come Batman che protegge la “sua” Gotham ma senza quell’aura scura che circonda l’eroe mascherato uscito dal genio di Bob Kane e Bill Finger. Dove in Italia serpeggiano criminalità e degrado, la Polizia c’è per prevenire e reprimere, per difendere il prossimo e la legalità.

Solo onori dunque? Purtroppo no. Se il Joker finisse in manette, si sa, ne spunterebbero altri due, come o peggio di lui: un po’ come se si tagliasse la testa all’Idra. E, quasi nessuno, si congratulerebbe per quella mozzata.

Le Forze dell’Ordine lo sanno bene: se il mondo dovesse scegliere fra il disprezzo e la gratitudine sceglierebbe la prima.

“Entrare nelle forze armate deve essere una scelta guidata dalla passione”. Così il Commissario Capo della Polizia di Stato (Questura di Mantova) Emanuele Gozzi che ha iniziato il suo discorso qui al Fermi, spiegandoci cosa significa per lui la professione: “essere parte delle forze dell’ordine non è un semplice lavoro, è uno stile di vita. Ogni giorno ti svegli con un obbiettivo: proteggere il prossimo.”
Ma come fa un semplice uomo a tutelarne molti altri?
La polizia non ha i super poteri degli eroi Marvel e nemmeno le “capacità” molto più concrete di Bruce Wayne…

Dopo aver ascoltato le parole di Emanuele vi dirò la mia impressione: la Polizia non è affatto senza poteri, anzi, i poliziotti hanno il coraggio! Ovvero quella forza d’animo che ti spinge a compiere azioni difficili e paurose. Gesti anche eroici in nome di un’ideale.

Ma, lo sappiamo, ogni supereroe compie azioni un po’ folli per un bene superiore e, in questo, c’è onore e rispetto.
Durante l’incontro abbiamo imparato a conoscere le particolarità della Polizia di Stato: un corpo separato rispetto agli altri ordini perché smilitarizzato l’1 aprile 1981 con la Legge n. 121.
La polizia civile è definita tale poiché attenziona le situazioni che riguardano le persone comuni, appunto, i civili.
Con un diploma di scuola superiore è possibile iscriversi al bando per entrare nel corpo di polizia, senza obbligo di previa frequentazione dell’accademia militare.
Questo con il preciso scopo di mantenere una determinata “forma mentis” del futuro poliziotto che sarà in grado di vedere le cose diversamente rispetto ai colleghi militari: dall’interno della società civile, da persona “comune”.
L’impiego poliziesco, inoltre, diversamente da molte professioni militari, offre maggior elasticità, partendo dalla possibilità di riflettere, anche a lungo, prima di prendere la propria scelta: non bisogna per forza iscriversi subito dopo il diploma o in un momento specifico ma, semplicemente, quando vengono pubblicati i bandi.
Se volessi fare l’università prima di entrare in polizia?

Le due cose sarebbero perfettamente coniugabili: le conoscenze acquisite dagli studi, soprattutto se legate all’ambiente legislativo, permettono di partecipare a un bando per essere assunti direttamente in posizioni di maggior prestigio.
E se la mia passione fosse la scienza? Se fossi una persona meno pronta ad agire ma volessi comunque essere un poliziotto?
Molti non sanno che il corpo di Polizia di Stato ha un dipartimento tecnico: esso si occupa di logistica e non prende direttamente parte all’azione. Ma è assolutamente fondamentale.
Per entrare a far parte della logistica bisogna iscriversi a particolari bandi che vengono emanati separatamente da quelli canonici. Dunque, sono molto meno conosciuti e anche per questo le possibilità di riuscita sono maggiori.
Entrare nelle forze dell’ordine dev’essere, a parer mio, una vocazione: significa essere guidato dalla volontà di mettersi al servizio della comunità. Devi essere pronto ad aiutare il prossimo senza aspettarti un “grazie”, a confondere la tua identità con la tua professione, a nascondere la paura e a vestirti di coraggio.

Ogni storia ha bisogno dei suoi eroi, sempre. Noi abbiamo i poliziotti e dovremmo esserne fieri.

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