Il 2024 è alle porte ma gli eventi climatici catastrofici sembrano non volersi placare. Vediamo quello che è successo nell’ultimo anno.
L’anno 2023 si è rivelato un periodo difficile per molte regioni del mondo, segnato da una serie di disastri naturali che hanno lasciato un’impronta indelebile sulla vita di milioni di persone. Dall’aumento della frequenza degli eventi estremi al cambiamento climatico, il pianeta sembra gridare il suo bisogno di attenzione e azione immediata.
Vediamo nel dettaglio cos’è successo.
Terremoto Turchia – Siria e Marocco
Il terremoto in Turchia e Siria è stato uno dei disastri naturali più devastanti nel primo semestre dell’anno. Il 6 febbraio due scosse di 7,8 e 7,5 di magnitudo hanno causato ingenti perdite. Un gran numero di edifici, strade, ponti (tra cui quello di Alessandria) e aeroporti è stato distrutto, rendendo difficoltose le operazioni di soccorso.
Le fonti ufficiali parlano di circa 58.000 vittime, 121.000 feriti e un elevatissimo numero di sfollati. Data la gravità della situazione, la Mezzaluna rossa (il movimento internazionale della Croce Rossa) aveva chiesto ai governi occidentali di revocare le sanzioni contro la Siria, in modo da facilitare gli sforzi umanitari durante i soccorsi ai civili. I danni complessivi del terremoto in entrambi i Paesi sono stimati in circa 40 miliardi di dollari, di cui circa 5 miliardi in Siria, già martoriata dalla guerra. La scossa è stata la più devastante per la Turchia dal 1999, anno in cui si verificò il sisma di Izmit (7,6 Mww).
Anche il Marocco è stato colpito da una scossa di magnitudo di circa 6,8 MW, verificatasi alle 23:11 ora locale dell’8 settembre 2023, con epicentro a circa 54 km dalla stazione sciistica di Oukaïmeden, Ighil, lungo la catena montuosa dell’Alto Atlante, ad una profondità di circa 18 km. Circa 2945 i morti e 5340 i feriti. La maggior parte degli edifici nell’area colpita è stata costruita in muratura e in “aggregato” – materiale particellare come ghiaia o sabbia – che sono inclini a crollare, così com’è effettivamente accaduto.
Temporali negli USA
Nella prima metà dell’anno, negli Stati Uniti si sono verificati numerosi temporali di forte intensità, accompagnati da tornadi e grandine distruttiva. I danni più gravi sono stati causati proprio dai chicchi di grandine con un diametro fino a dodici centimetri, quasi il doppio di una palla da tennis. Sono stati registrati oltre 50 tornadi, alcuni dei quali classificati F3 sulla scala Enhanced Fujita, con velocità del vento superiori a 218 km/h. Le perdite complessive causate da questi temporali hanno superato i 35 miliardi di dollari, di cui pochi assicurati.
Perdite di questa entità negli Stati Uniti sembrano ora essere un evento normale, piuttosto che un evento eccezionale.
Caldo record
Tutti noi quest’estate abbiamo sentito almeno una volta ai telegiornali delle temperature estreme che sono state raggiunte tra i mesi di giugno e luglio nelle nostre città. Secondo i dati satellitari di Copernicus, il programma di monitoraggio ambientale dell’Agenzia spaziale europea, questo luglio è stato il mese più caldo da quando sono iniziate le rivelazioni, nel 1880.
L’aumento delle temperature non è stato circoscritto solo all’Europa: infatti nella regione centrale dell’America e nei territori del Messico si sono raggiunte nuove temperature record. A causare quest‘innalzamento è stato El Niño, un fenomeno che provoca un’oscillazione della temperatura nel Pacifico, che influenza i fenomeni meteorologici e provoca un ulteriore aumento temporaneo delle temperature. Proprio in questi territori, più precisamente nella città di Phoenix in Arizona, per ben 31 giorni di fila le temperature sono state superiori ai 43 gradi, superando il precedente record della ragione che ne contava 18. Il caldo anomalo ha anche provocato una perdita di ghiaccio marino antartico che attualmente ammonta a oltre 2 milioni di chilometri quadrati, peggiorando la precaria situazione in situazione nel nord del mondo.
Alluvioni Emilia-Romagna – Toscana
Tra i grandi disastri ambientali avvenuti quest’anno, uno in particolare ha colpito profondamente il nostro territorio. Dal 2 al 17 maggio, nella regione dell’Emilia-Romagna, si sono verificati gravi eventi alluvionali dovuti a frane e piogge intense, con una precipitazione cumulata mensile che ha superato i 450 millimetri in varie località.Nel territorio si conta che circa 23 fiumi abbiano rotto gli argini; i comuni colpiti sono stati circa 44, tra cui Ravenna, Rimini, Modena e Bologna. Oltre alle 280 frane, in circa 48 ore sono scesi più di 300 mm di pioggia.
Molti sono stati i danni alle infrastrutture ma anche alle abitazioni civili, subito evacuate grazie al prezioso lavoro della protezione civile e dei corpi volontari. Ingenti i danni anche alle colture e agli allevamenti delle piccole e medie attività agricole, che rappresentano non solo una grande percentuale del nostro PIL, ma anche un orgoglio italiano.
Le perdite complessive sono state di circa 9 miliardi di euro, di cui solo 1 miliardo di queste sono state assicurate, diventando l’evento meteorologico più costoso di sempre in Italia. Per fare un bilancio complessivo, prediamo lo studio della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che afferma che solo nei primi 6 mesi del 2023 i disastri ambientali registrati nel mondo hanno provocato perdite economiche per complessivi 184 miliardi di euro e ben 62.000 vittime: in media oltre 1 miliardo di euro di danni e 342 vittime ogni giorno, il dato più alto dal 2010.
In Europa, nello stesso periodo, il conto ammonta a circa 56 miliardi di euro e ha raggiunto i 145 miliardi di euro nell’ultimo decennio. Insomma, non si tratta più di numeri vuoti e previsioni più o meno realistiche: quello che stiamo vivendo è sempre più reale e ci troviamo a contare i danni, sottovaluti e trascurati per molto tempo, troppo tardi.
Le politiche ambientali attuali sono più concentrate sul limitare i danni anziché prevenirli. In più tra i cittadini si vive uno stato di rassegnazione: ci raccontiamo che è normale, invece di intervenire in modo più concreto e deciso.
Le città danneggiate saranno ricostruire, le attività riprenderanno… Quello che non tornerà sarà la vita di tutte quelle persone uccise non dal cambiamento climatico, ma dalla nostra inerzia. E il conto dei morti è destinato a salire.