Svelando l’enigma del Paradosso di Fermi: la scienza alla ricerca di risposte cosmiche.
di Hajar Qacem
Siamo soli nell’universo? Da quanto tempo ci poniamo questa domanda?
Quello che sappiamo per certo è che nell’universo esistono almeno 100 miliardi di galassie, contenenti ciascuna fino a 1000 miliardi di stelle e, tra tutte queste, la nostra è solo una.
Sulla base di ciò, è possibile ipotizzare l’esistenza di trilioni e trilioni di pianeti, alcuni dei quali potenzialmente abitabili.
Allora dove sono tutti quanti? Perché nessuno ci ha mai contattato, finora?
Le attuali teorie suggeriscono che l’emergere della vita intelligente costituisca un evento estremamente raro. Nonostante gli sforzi della ricerca, molte domande rimangono senza risposta e le implicazioni di queste scoperte richiedono una riflessione approfondita.
Nella nostra galassia, la Via Lattea, è stato individuato un gran numero di pianeti, molti dei quali presentano dimensioni simili a quelle della Terra o orbitano nelle cosiddette “zone abitabili” delle loro stelle. La definizione indica la distanza ideale dalla stella di riferimento, cosa che potrebbe consentire il reperimento di acqua allo stato liquido. Ad oggi, sappiamo che la galassia contiene probabilmente trilioni di pianeti; i nostri telescopi, collocati sia nello spazio che sulla Terra, nonché la tecnologia di telerilevamento diventano sempre più potenti. Eppure, l’unica forma di vita di cui siamo a conoscenza è presente sulla Terra.
Per il momento, stiamo fissando il vuoto, sperando che qualcuno stia facendo lo stesso.
Nonostante appaia quasi certo che esistano altre forme di vita intelligente, non abbiamo ancora trovato alcuna prova concreta. Questo è il Paradosso di Fermi, un enigma che affascina scienziati e appassionati di astronomia da decenni.
Formulato dal fisico Enrico Fermi durante una conversazione informale, il paradosso prende le mosse dalla famosa domanda “Dove sono tutti?” per poi soffermarsi su un semplice ragionamento: se l’universo è così vasto e antico, è altamente probabile che si siano evolute altre civiltà tecnologicamente avanzate. Perché, allora, il cosmo è così silenzioso?
Siamo soli
Potremmo essere l’unica civiltà intelligente nell’universo. Questa ipotesi, sebbene affascinante, è difficile sia da dimostrare che da confutare.
Le osservazioni da terra e dallo spazio hanno confermato la presenza di migliaia di pianeti esterni al nostro sistema solare, ma, come già evidenziato, non si hanno prove di esistenze extraterrestri.
La vita nel cosmo è facilmente avviabile e comune? O è incredibilmente rara?
Nel frattempo, la scoperta di esopianeti negli ultimi due decenni ha riempito alcuni dei termini della tanto dibattuta Equazione di Drake: si tratta di una serie di numeri che potrebbero svelare quante civiltà intelligenti sono potenzialmente reperibili. La maggior parte dei suoi termini rimane vuota: la frazione di pianeti con vita, con vita intelligente e con tecnologia rilevabile, ma l’equazione stessa suggerisce che, un giorno, potremmo arrivare a una risposta. Sembra un po’ più promettente del silenzio di Fermi.
L’Ipotesi del Grande Filtro
Una spiegazione intrigante, che giustifica la mancanza di altre civiltà intelligenti, è rappresentata dall’idea del “Grande Filtro”. Questa teoria pone l’accento su un ostacolo significativo che impedisce alle civiltà di progredire a un punto tale da riuscire a comunicare su distanze interstellari. Le ragioni di questo filtro sono variabili, comprendendo eventi catastrofici, autodistruzione o lo sviluppo di tecnologie insostenibili. La storia stessa della Terra, del resto, offre esempi di come le civiltà possano autodistruggersi attraverso conflitti armati od anche a causa della scarsa considerazione nei confronti dell’ambiente.
Stiamo cercando alieni nel modo giusto?
La ricerca di vita extraterrestre intelligente è, pertanto, ancora avvolta nel mistero. Potremmo non avere strumenti consoni o, forse, si sta cercando nel posto sbagliato. Le nostre attuali tecnologie e la nostra comprensione della vita non sono certamente sufficienti a rilevare forme di intelligenza aliena.
L’idea che civiltà complesse siano rare nell’universo, unita ai limiti della nostra ricerca, rende arduo dare una risposta certa: potremmo essere soli nell’universo o semplicemente incapaci di dimostrare il contrario.
Tutto ciò invita a riflettere sul futuro della civiltà umana e rilancia temi molto spinosi quali, ad esempio, quello della conservazione della nostra.
In conclusione, mentre continuiamo a esplorare le profondità dell’universo, appare essenziale imprimere un tratto innovativo alla nostra ricerca.
Solo così sarà possibile risolvere il mistero della vita oltre la Terra e capire meglio il nostro posto nell’immensità dell’universo.