“Impegnati a lasciare il mondo un migliore di come l’hai trovato: questo è il mio motto”.
di Samuele Maramotti
Le chiedo innanzitutto di raccontarci chi è Azzolino Ronconi per introdurre l’articolo ai nostri lettori.
Ho 76 anni, sposato con Clara da più di 50 anni, padre di tre figli e nonno di 4 nipoti. L’autodefinizione che più mi piace è quella di “cittadino”, cioè membro attivo e corresponsabile di questo nostro stato, nato dalle ceneri della seconda guerra mondiale e dalla Resistenza, innamorato e devoto della nostra bellissima Costituzione. Da sempre affascinato dal “servizio gratuito” tipico del mondo del volontariato, ho aderito e/o partecipato a fondare diverse associazioni, fra le quali mi piace segnalare Namaste Ostiglia, di cui sono tuttora presidente, Libera, di cui sono ancora oggi attivo componente a livello provinciale e Scoutismo AGESCI, dove per molti anni sono stato capo educatore e formatore. Da qualche anno presiedo anche la Consulta Territoriale per la Legalità della Provincia di Mantova, organismo per la tutela e la diffusione del valore della giustizia e della legalità.
Grazie, Azzolino. Procediamo con le domande.
Quando e perché è iniziato il Suo impegno nella lotta contro la criminalità organizzata e nella diffusione della cultura della legalità?
Credo che il mio impegno sia dovuto a più cause che vanno dal profondo amore per la Sicilia all’interesse per la storia, legata alla curiosità di capire in particolare i misteri storico-politici irrisolti. Un “momento” davvero particolare è sicuramente quello delle “stragi del ‘92”, così tragicamente e barbaramente spettacolari. Dalla sana curiosità di “conoscere per provare a comprendere” di un gruppo di giovani scout, è nato un progetto di route estiva in Sicilia e da qui una serie di belle e intense relazioni, presenti ancora oggi, che mi hanno portato ad interessarmi sempre di più del fenomeno mafie.
Come si concretizza il Suo lavoro di volontario?
“Impegnati a lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hai trovato”: questo è il mio motto. Ho la responsabilità giuridica e operativa di Namaste, che offre molti servizi quali un centro di ascolto, due strutture recettive per breve e medio termine, un magazzino con raccolta, gestione e distribuzione di generi alimentari, vestiario ed altri beni di primaria necessità. In rappresentanza di Namaste e di Libera, invece, partecipo a numerosi progetti di formazione per gli studenti di diverse scuole sui temi di interesse specifico delle due associazioni; particolarmente richiesti sono gli incontri sulle mafie.
Lei ha avuto l’onore di conoscere molti parenti di vittime di mafia: ci racconti quale incontro L’ha segnata di più e perché.
Sì, sono stato fortunato. Ho potuto conoscere e frequentare rappresentanti delle istituzioni, magistrati e soprattutto familiari di vittime innocenti di mafia. Il giudice Nino Caponnetto, capo del pool di cui facevano parte Falcone e Borsellino, don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, Rita Borsellino, la sorella del giudice Paolo ed altri ancora: tutti hanno lasciato su di me un segno profondo con la loro testimonianza di alto valore civile. Ma il legame più forte e significativo è quello con la famiglia Agostino. Il 5 agosto 1989, vicino a Palermo, vengono uccisi Nino Agostino e la sua giovane moglie Ida, proprio davanti agli occhi dei genitori di lui e papà Vincenzo da quel giorno non si taglia barba e capelli, denunciando con questo segno che giustizia non è stata ancora fatta. La nostra relazione di profonda amicizia dura ancora oggi, anche se mamma Augusta non è più tra noi da ormai quattro anni.
Lei ritiene che si siano ottenuti dei risultati con l’impegno civile e con Libera? Aggiungo che il problema più grande è costituito dalla collusione stato – mafia: secondo Lei, c’è la volontà politica di rompere quest’alleanza e di porre fine alle infiltrazioni mafiose nelle istituzioni?
Le mafie si sono manifestate con evidenza al realizzarsi dell’Unità d’Italia, ma sappiamo che la loro presenza risale a molto tempo prima. Il fenomeno quindi è profondamente connesso con le radici della nostra storia e con la geografia della nostra Italia. Non deve pertanto meravigliare se la lotta per sconfiggere le mafie è lunga e difficile. A questo si aggiunga la capacità delle stesse di modificarsi, adattandosi velocemente alle situazioni e ai cambiamenti, pur mantenendo inalterato l’obiettivo: il potere. Le mafie di oggi, è ormai evidente, non sono più quelle delle stragi, dello scontro diretto con le istituzioni. Oggi sembra prevalere la capacità di mimetizzarsi nella società civile come persone qualsiasi, ricorrendo alla violenza solo se e quando indispensabile e privilegiando strumenti sempre pericolosi ma molto meno appariscenti come la corruzione. Questo purtroppo però dimostra l’esistenza, forse ancor più che nel passato, anche di chi si lascia corrompere facilmente. Nonostante limiti, difficoltà e “zone grigie” di connivenza e collusione, è stata fatta tanta strada. Cito solo a puro titolo di esempio le leggi che consentono la confisca dei patrimoni mafiosi e la loro destinazione ad uso pubblico o ad attività produttive. Consentire la restituzione alla collettività di beni sottratti alla stessa con la violenza e il sopruso è elemento di grande valenza, anche simbolica, nella lotta alle mafie. Il mio costante e assiduo impegno nelle scuole, poi, mi restituisce la convinzione che le giovani
generazioni siano molto attente e refrattarie a questi fenomeni malavitosi e questo suggerisce speranza. Molte cose sono state fatte, insomma, anche se resta molto da fare, ma come ebbe a dire Falcone: “La mafia è un fenomeno umano, ha avuto un inizio e avrà una fine”. Anch’io ne sono convinto.
Quale messaggio vorrebbe lasciare, in occasione della settimana della legalità, ai nostri lettori?
Chiudo spesso i miei incontri con gli studenti con un saluto/augurio di Nino Caponnetto, che mi sembra molto pertinente anche per concludere quest’intervista:
“Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova resistenza, la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare, e di agire da uomini e donne liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani.
Rifiutate i compromessi. Siate intransigenti sui valori.
Convincete chi sbaglia. Rifiutate il metodo del “saperci fare”,
questo vezzo italiano della furbizia. Non chiedete mai favori o raccomandazioni.
La Costituzione e le leggi vi accordano dei diritti, sappiateli esigere.
Chiedeteli, esigeteli con fermezza, con dignità, senza piegare la schiena,
senza abbassarvi al più forte, al più potente, al politico di turno.
Dovete esigerli! Questo è un imperativo che deve sorreggere tutta la vostra vita.
Abbiate sempre rispetto della vostra dignità e difendetela.
E votate in modo consapevole, quando sarà il vostro momento.
Votate in modo consapevole, non per ottenere vantaggi, e tanto meno
per fare dei favori o per ricambiare dei favori”
Ricordatelo … sempre!”
Un grazie di cuore per queste parole di speranza dalla Redazione di MyFermi!