“Devo correre o no per quel bus?”

di Lorenzo Contri

Stavo camminando. Sarà stata la musica nelle orecchie, sarà stata la mancanza della luce del sole, sostituita da quella dei lampioni, sarà stata la mancanza di individui che colmano le strade e intralciano il mio cammino. Potrebbe anche essere stato il rimanere momentaneamente da solo, lasciandomi lo spazio necessario per riflettere su ogni azione e decisione compiuta che mi ha portato a questa riflessione stessa, su ciò che dovrei compiere nel futuro prossimo, ma anche sul fatto che ogni mio atto porterà sempre a una conseguenza, una reazione. Questi momenti mi rendono vivo, mi portano a riflettere su ogni possibile aspetto della vita stessa, su quello che devo o non devo compiere, talvolta anche quale scelta intraprendere.

No, probabilmente non furono né i lampioni, né la musica, né la tranquillità delle strade. Fu il non essere disturbato, l’avere una conversazione con la persona che meglio può giudicare le mie scelte: me stesso, la concezione che ho della vita.

Tuttavia, almeno nel mio caso, questi momenti non durano a lungo, perchè la mente necessita per natura umana di riflettere su altro. Se però riteniamo che il nostro pensiero presenti una durata che appare tendente all’infinito, tenete bene in mente: se, come me, si rimugina molto sulle decisioni da prendere in una particolare situazione, o su quale strada della vita seguire, bisogna essere a conoscenza del fatto che prima o poi, che noi lo vogliamo o meno, l’azione è da compiere. Con il nostro atto da compiere giungono però le ripercussioni di esso, senza nemmeno tardare l’arrivo. Questa caratteristica della vita si applica sia a una semplice ordinazione in un qualsiasi ristorante, sia in scelte di maggiore importanza, come la scuola o il percorso di studi da scegliere, il proprio stile di vita quotidiano, la dieta da seguire, cosa fare il sabato sera e con chi farlo. Esempi simili, in un modo o nell’altro, si presentano in tutti noi. La reazione della vita con il suo verificarsi in un qualsiasi caso, e il nostro dover compiere, arrivano sempre.

È caratteristico dell’uomo rimanere nel limbo tra una decisione e l’altra. Questo rimanere neutri e indecisi può durare un istante, un millisecondo, come può durare anni.

Questa mia riflessione, però, giunse presto a una conclusione. Stavo infatti camminando a vuoto. L’unica informazione impressa in quel momento era il dover riprendere l’autobus per tornare a casa. Questo mio camminare si fermò quando mi ritrovai a distanza ravvicinata le strisce pedonali, seguite da un semaforo giallo lampeggiante, quasi rosso. Quasi mi gelai. Rimasi fermo qualche istante, e notai che il bus situava proprio oltre questo semaforo, questo ostacolo. Lo nomino tale perché l’ostacolo è una manifestazione di diverse scelte che ci mettono in difficoltà, una difficoltà che può essere anche trascurabile, in base all’ostacolo che si ha di fronte.

“Dovrei correre e passare di corsa? Ci sono macchine nelle vicinanze? Il bus aspetta ancora qualche istante prima di partire?”

Al solo pensare a ciò che stesse accadendo, mi riapparvero nella mente tutte le decisioni prese nella mia vita, cercando di trovare una risposta qualsiasi.

“Devo correre o no per quel bus?”

Questa decisione non la presi, almeno direttamente, perché rimasi fermo immobile a riflettere intensamente. È bastata una manciata di secondi per vedere il bus, a solamente una decina di centimetri dal mio viso, partito. Il rimanere nella mia concezione di limbo, mantenendo un senso di neutralità, non ebbe importanza. La vita necessita di azione, e se non gliela si porge, se la prende. E io so che la vita mi prenderà tutto; il mio essere incapace di agire lo ha già determinato. Questo limbo mi fa sentire vivo, umano.

Illustrazione di Greta Vaccari

1 commento su “RIMANERE NEL LIMBO”

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