Circolo vizioso troppo chimico per essere vero
Brano che comanda (dando anche il nome) al primo album dei Prozac+ del 1998 “AcidoAcida”,diventato poi disco di platino lo stesso anno. Categorizzato tra punk e rock, l’album contiene un’assoluta mina musicale dei primi anni 00’ e fine anni 90, la band di Pordenone entra nel mondo dell’alternative punk, e,pur facendolo con solo questa traccia, lo fa spaccando tutto.
Analizzando il testo e soprattutto ascoltandolo, non si può non rimanere in primis ipnotizzati dal sound così vibrante e tagliente tipico del rock, che però si fonde in una maniera perfetta con il testo così leggero e semplice basato tutto sulla ripetizione della coppia di parole “acido acida “e dell’ onomatopea “Uoh uoh oh” . La combinazione non risulta mai ripetitiva e stancante, ma anzi proietta nell’esatto mood della canzone: che quando parte non accenna a frenare fino alla conclusione del brano. Veramente brava anche la cantante Elisabetta Imelio che nel cantarla ha un’enfasi tutta sua, con una cadenza meravigliosa perfettamente a ritmo, senza toni acuti : tiene lo stesso quel bel sentimento casinista tipico del punk e grazie anche alla semplicità del testo immergersi in questo tunnel musicale bruciante è facilissimo.
Passando invece al significato in sé della canzone, che accomuna l’acido inteso come sostanza chimica conosciuta per il suo effetto corrosivo con una sensazione umana provata dalla cantante, si sente come “scossa agitata, un po’ nervosa “ una situazione scomoda anzi fastidiosa, ribadendo poi con “ acido sento solo te e il resto che cos’è?” come per dimostrarne l’esistenza unica e sola perché aggiunge “acido per me, acido per te acido cos’è?”, Con quest’ultimo verso forse sottintende un volere di uscita da questa sensazione così attanagliante, eppure a metà brano questo trip musicale l’ha soddisfatta, come citato da “ che viaggio strano quando tornerò poi lo rifarò, così lontano non son stata mai e già ripartirei” descrivendo come un loop infinito da cui non si evade mai.
La mia parte preferita è proprio questa: l’evento ciclico che si ripete all’infinito, che inizia male ma al momento della fine già ti manca e così via. L’unica pecca forse la durata del brano molto corto di solo 2:38 min, ma che ti prende e ti porta al riascolto immediato disegnando proprio il loop che abbiamo descritto prima. Non credo sia un caso il minutaggio ridotto della canzone.
Voto Finale brano: 9