La recensione de “Il grande giorno” per il pubblico del MyFermi

di Matteo Tezza

Per Natale, il cinema italiano ci ha regalato un film con delle premesse più che rassicuranti: sul grande schermo torna l’amatissimo trio di Aldo Giovanni e Giacomo con la regia di Martino Venier, che ricordiamo per aver diretto i precedenti film di “Tre uomini e una gamba”, “Così è la vita” e il più recente “Odio l’estate”.

La trama:
Elio e Caterina si preparano a sposarsi, organizzando per l’occasione tre giorni di lussuosi festeggiamenti sul Lago di Como. I rispettivi padri, Giacomo e Giovanni, si conoscono dai tempi della scuola: questo matrimonio corona la loro storica amicizia; peccato che al matrimonio si presenti anche Aldo, il nuovo compagno dell’ex moglie di Giovanni. Simpatico ed espansivo, Aldo si abbatte sulla cerimonia come un tornado; combinando un guaio dopo l’altro, mette in crisi l’amicizia tra Giovanni e Giacomo, i loro matrimoni e non solo.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo non è un cinepanettone, non ci pensate neanche per un istante!

“Il grande giorno” è un film che fa ridere e che soprattutto dona un piacevole senso di soddisfazione perché le scene, oltre ad essere comiche, risultano sorprendentemente realistiche.

Il film, come spesso le opere del genere comico hanno dimostrato, presenta sia “alti” apprezzabili, sia “bassi” molto evidenti. Tra tutte le tematiche affrontate spicca quella profonda e personale della scelta: quanto bisogna sacrificare o sacrificarsi per qualcosa o qualcuno che si ama? Quando invece si è costretti a demordere? Quand’è che il sacrificio smette di essere tale e diventa solo sofferenza?

Certamente è molto gradito il fatto che il film susciti interrogativi e riflessioni nello spettatore, ma talvolta questi finiscono per appesantire troppo i toni del girato, così da far sembrare alcune scene comiche inserite solo per risollevare il morale (anche se va precisato che scene di questo tipo non sono tante e non gravano troppo sulla pellicola).

Menzione d’onore per la scena della cena: come in “Odio l’estate”, il risultato è realistico, vero e conviviale, in grado di scaldare il cuore.

In conclusione, grazie ad un’ottima conduzione registica ed al forte lavoro di introspezione compiuto sui personaggi, con i quali si riesce ad empatizzare facilmente, “Il grande giorno” è un film che lascia il segno.

Voto:

9/10

Di Matteo Tezza

Curioso come non mai, sono sempre in mezzo a qualcosa, infatti vengo chiamato prezzemolo

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