In Italia la pedopornografia miete sempre più vittime. Nel resto del Continente la situazione non è migliore. Per frenare questo fenomeno la commissione europea ci propone la legge “Chat control”. Di che si tratta?
di Janiss Zanoni
La commissione Ue ha proposto un obbligo di scansione automatica di tutti i messaggi scambiati tra gli utenti presenti su ogni piattaforma di messaggistica. La proposta intende così limitare quanto più possibile l’adescamento di minori attraverso i social e bloccare la circolazione di materiale pedopornografico sul web.
Per raggiungere quest’obiettivo è stata riproposta la legge Chat Control, già presentata dalla commissione Europea poco più di un anno fa, con una modifica: se allora si lasciava la libertà ai singoli di potersi sottoporre o meno al controllo, ora si vuole automatizzare la scansione dei messaggi. La supervisione dovrebbe consistere nel confrontare ogni immagine circolante con quelle presenti nei database di materiale pedopornografico e bloccarne la diffusione.
Per non rinunciare alla crittografia end-to-end, da sempre presente su applicazioni come WhatsApp e usata per garantire la sicurezza della comunicazione, si vuole adottare una scansione lato client (un sistema attraverso cui le informazioni possono essere scansionate e contrassegnate per la revisione prima della trasmissione). Questa ispezione consiste nel controllo, da parte dei provider, dei dati posseduti dell’utente, che rimarranno privati solo se tra questi non venga rilevato qualcosa di illecito; in tal caso i contenuti e l’utente verrebbero immediatamente segnalati.
Non è garantito però che questo tipo di verifica sia funzionale: infatti la sua gestione sarà interamente affidata a un’intelligenza artificiale che si stima produca tra il 10-20% di segnali errati.
La maggioranza dell’opinione pubblica si è dichiarata in disaccordo con questa proposta, sostenendo che rappresenti una minaccia per la privacy e una limitazione alla libertà di espressione. Secondo molti, infatti, la questione della pedofilia non verrebbe per nulla risolta, dato che avviene su piattaforme decentralizzate, usate proprio perché poco controllate, che probabilmente rimarranno senza questo tipo di supervisione. Il rischio consiste invece nel fatto che molti utenti, soprattutto i più giovani, potrebbero entrare in possesso di tale materiale senza esserne consapevoli, quindi verrebbero segnalati alle autorità anche numerose persone non coinvolte in attività pedopornografiche.
Un altro rischio è che vengano segnalati tutti gli utenti che si scambiano messaggi a contenuto sessuale, comunemente chiamato sexting, che avviene anche tra i minori e che non costituisce né reato né danno se fatto consensualmente e privatamente.
Fermare la pedopornografia è fondamentale, ma sembra che non sia questa la soluzione più efficace e che i rischi di una “sorveglianza” di massa siano elevati.
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