La Turchia torna all’attacco contro i curdi, ma qualcosa accomuna la sua deriva autoritaria e quelle di altri stati europei.
di Greta Bellelli
Il 20 Novembre 2022 Erdogan, presidente in carica della Turchia, ha ripreso i bombardamenti sulla Siria – Kobane, Tel Rifat, Derbysia e Derik – e l’Iraq. L’attacco è chiaramente rivolto alla minoranza curda, come dimostrano gli obiettivi colpiti dall’aviazione turca: 89, tra cui il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e delle Ypg, gruppo armato curdo-siriano sostenuto dagli Stati Uniti. Ma quale ragione rende questo popolo così scomodo al presidente Erdogan? Le elezioni presidenziali previste il 23 Giugno 2023.
Ogni elezione è simile alle precedenti e ruota attorno alle stesse dinamiche, soprattutto se i fattori in gioco non cambiano. Quando un popolo vive in un clima di “pace” presta più attenzione alle sue condizioni economiche e sociali, alla qualità della vita, ai suoi diritti, alle sue libertà e al suo ruolo nella società. Viceversa, vivere nella paura di morire favorisce un governo il cui obiettivo principale diventa garantire la sua stessa sopravvivenza.
Gli anni di governo di Erdogan sono stati anni di relativa sicurezza pubblica da un lato e di fallimento economico e restrizione delle libertà individuali dall’altro. Per queste ragioni Erdogan dovrebbe comparire come il candidato con la minor probabilità di guidare lo stato turco nel futuro prossimo. Possibilità inammissibile per il presidente. Senza contare il suo ruolo di protagonista nella mediazione tra Mosca e la Nato: entrambi non possono fare a meno dell’alleato medio-orientale, anche quando questo viola esplicitamente leggi, accordi e diritti fondamentali. E così, nella pratica, a pagarne il conto sono sempre i civili: questa è la volta dei curdi. La minoranza curda viene di nuovo strumentalizzata, discriminata e perseguitata per soddisfare la megalomania del presidente.
Il Rojava spaventa Erdogan perché è il luogo in cui il popolo è riuscito a costruire una democrazia dal basso e dove il confederalismo democratico ha trovato attuazione reale.
Non è accettabile nel 2022 che, per fini altri, la vita di donne e uomini che vogliono solo democrazia e libertà sia costantemente in pericolo.
Purtroppo è duro constatare come la pratica utilizzata da Erdogan di creare un capro espiatorio a cui addossare tutti i mali di uno stato stia facendo presa in alcuni paesi d’Europa. La Svezia, per esempio, ha recentemente interrotto il programma di asilo ai migranti curdi in risposta ad una sollecitazione turca (risale al 2 dicembre il primo arresto ed estradizione verso la Turchia di un membro del PKK curdo richiedente asilo in Svezia, Mahmut Tat). E vediamo come i governi di altri paesi, come la Spagna o la stessa Italia, recentemente stiano prendendo una deriva autoritaria, allontanandosi dalle proprie costituzioni.
Se non torneremo sulla via dei principi sanciti dalle carte internazionali e dalle carte nazionali, ci renderemo complici di persone senza scrupoli e senza umanità come Erdogan.