Conflitto e sanzioni hanno portato ad un drastico peggioramento del problema energetico. Cosa ne sarà del nostro paese? Come siamo arrivati a questo punto?
di Pietro Casari
Dal momento in cui è scoppiata la guerra, in Europa il problema energetico è diventato focale e sempre più lo diventerà, visto l’evolversi della situazione. Il grande dilemma consiste nel trovare un sostituto al gas russo, da cui attualmente dipende il 40% del fabbisogno energetico europeo. I paesi più colpiti da questa crisi energetica sono indubbiamente Germania e Italia.
La Germania, che abitualmente veniva rifornita per oltre il 50% di gas russo, per evitare di apportare ingenti somme di denaro ai sovietici, in questa fase ha deciso di non utilizzare il mastodontico gasdotto Nord Stream 2 (1.222 km, quasi più lungo della penisola italiana), nonostante potrebbe garantire alla Germania 55 miliardi di m3 di gas annui. Questa scelta è stata resa possibile dalla presenza, sul territorio tedesco, di diverse centrali nucleari e di carbone.
Nonostante ciò, la Germania continua ad essere estremamente dipendente dalla Russia, così come il nostro Bel Paese, il cui fabbisogno energetico è soddisfatto per il 38% dal gas di Putin: non è un caso che tra le pesanti sanzioni che l’Europa ha imposto alla Russia non siano annoverate le forniture di gas.
Questa grande dipendenza ha evidenziato un punto importante: la sovranità del nostro paese, così come quella dell’Ue, non può essere messa in ginocchio da un governo straniero; perciò è necessario che l’Italia inizi a diventare indipendente sotto il profilo energetico. Il problema sostanziale è in che modo: investire sulle risorse rinnovabili? Dare un’altra possibilità al nucleare? Appoggiarsi a più fornitori come Algeria e Qatar? Oppure tornare al carbone?
Tra produzione di energia e cambiamento climatico
Nel mentre l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici dell’ONU) ha pubblicato il suo sesto rapporto su problemi, sfide e conseguenze future legati al cambiamento climatico. Quando a giugno ne era trapelata una bozza, i toni utilizzati avevano spaventato la comunità internazionale: le diverse previsioni proponevano un futuro catastrofico per il nostro mondo*. Le conseguenze disastrose venivano previste per un futuro molto vicino ed il rapporto completo pubblicato in questi giorni non è risultato affatto addolcito.
La scelta sulle modalità di produzione energetica del nostro paese è dunque legata alla questione climatica. In una tale situazione non è possibile non puntare alle risorse rinnovabili, cercando così di rispettare gli accordi di Parigi. Durante la COP21 del 2015 (Conferenza della Parti, ossia la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che riunisce tutti i Paesi del mondo; l’ultima si è svolta a Glasgow nel 2021) si era stabilito che il surriscaldamento globale andasse contenuto “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi”, sforzandosi di fermarsi a +1,5°. Per centrare l’obiettivo, le emissioni avrebbero dovuto cominciare a calare dal 2020, mentre l’innalzamento di temperatura di 2°C avrebbe dovuto arrestarsi entro il 2030.
Quindi cosa farà ora l’Italia?
Nonostante negli ultimi giorni siano arrivate diverse proposte, al momento lo stato sta puntando sui rigassificatori (impianto industriale che permette di riportare il prodotto dallo stato liquido a quello gassoso utile per il trasporto terrestre ed il consumo finale) e si è mosso per trovare altri partner che forniscano gas (Algeria, Libia, Azerbaijan) poiché sono le uniche che possono renderci autonomi nel corto-medio periodo dalla Russia.
Per rendere invece il nostro paese autonomo e “pulito” sul lungo periodo, è necessario imbastire un piano che, grazie ai fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), punti ad investire sul fotovoltaico, l’eolico e l’idroelettrico. Da prendere in considerazione sono anche le centrali nucleari, che oramai sono evolute e molto sicure, contrariamente a quanto affermato da alcuni partiti politici. Certo le centrali nucleari non sono la migliore scelta, ma possono essere una soluzione di lunga transizione considerato che l’energia nucleare non è rinnovale; secondo i calcoli effettuati sull’uranio, necessario alla fusione nucleare, le sue riserve potrebbero fornirne in tutto il mondo per un secolo. Inoltre, pur essendo un elemento relativamente abbondante sul pianeta, la sua bassa concentrazione ne rende lo sfruttamento economicamente complesso e costoso.
Un problema dalle radici lontane
Territorialmente l’Italia è un paese povero a livello di risorse per la produzione energetica, ma il governo italiano non si è mai posto il problema di rendere autonomo il paese a livello energetico. Dal referendum sul nucleare, che ha chiuso la strada all’implementazione di questa tecnologia in Italia, si è passati alla scelta dei governi di avvalersi delle forniture di paesi discutibilmente democratici e rispettosi della carta dei diritti umani (Russia, Emirati Arabi Uniti).
Oggi più che mai è necessario implementare le risorse energetiche pulite, perché, in primo luogo, sono le uniche che l’Italia può utilizzare per rendersi autonoma, secondariamente perché solo in questo modo potremo cercare di rimanere nei parametri stabiliti dall’Agenza 2030, e infine poiché le conseguenze dirette e indirette della guerra in Ucraina sul clima saranno disastrose per il Pianeta intero.
La catastrofe climatica che sta interessando l’Ucraina per colpa di questa guerra, che si trascina dal 2014, è una delle peggiori mai viste in Europa dopo la II guerra mondiale e la riattivazione di centrali a carbone per far fronte alla crisi del gas in tutto il continente alzerà ulteriormente il livello di inquinamento ambientale. La risposta deve essere forte e decisa: o si cambia ora o il nostro futuro sarà invivibile.
Per approfondire:
*Vi consigliamo questo podcast di Fridays For Future Mantova per approfondire questo IMPORTANTE tema
Articolo molto approfondito con previsioni future rilevanti e allarmanti. Il blog è davvero molto ben costruito e interessante per gli argomenti trattati. Cultularmente parlando, possono attrarre i giovani, e non solo, per informarsi di ciò che sta succedendo nel quotidiano proiettato nel futuro.