Stadi costruiti sul sangue degli operai, i nuovi schiavi

di Alessio Dal Soglio

Quando in generale si pensa al Mondiale si pensa ad una manifestazione dove tutto il mondo si ferma per tifare i propri eroi e godersi il torneo. Un semplice e divertente momento per rilassarsi e distogliere l’attenzione dai problemi del mondo. Ebbene, il Campionato del Mondo di calcio che si svolgerà in Qatar a giorni sembra essere il contrario di tutto ciò.

Questo Mondiale è stato sommerso dalle polemiche dal giorno in cui è stato annunciato il paese ospitante.

Il Qatar non è uno stato con una grande tradizione calcistica. Per tale ragione, su otto stadi sei sono stati costruiti appositamente per ospitare il Mondiale. Il problema in realtà non sta nella qualità dei nuovi stadi, ma nel come sono stati edificati. 

Da un’indagine del quotidiano Guardian, condotta lo scorso febbraio, è emerso che nei vari cantieri qatarioti sarebbero morti oltre 6500 operai, stroncati da quantità insostenibili di ore di lavoro e condizioni lavorative disumane. Gli operai non performanti venivano percossi, licenziati quelli che si lamentavano troppo e tutti sono stati costretti a lavorare nonostante il lockdown per il Covid-19. Chi ha lavorato nei cantieri è per la grande maggioranza straniero, proveniente da India, Nepal, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka, Filippine e Kenya. Nuovi schiavi, dunque, strumenti e non esseri umani, portati allo stremo nella corsa contro il tempo.

Coppa del mondo, tutti i numeri della vergogna in Qatar in una inchiesta  del Guardian: 6500 lavoratori morti o schiavi

Il comitato organizzatore minimizza: solo 37 morti per “cause naturali”. Secondo il Daily Mail, i capi delle imprese edili avrebbero volutamente fatto scattare gli allarmi antincendio poco prima delle ispezioni della FIFA, per evacuare i lavoratori ed evitare che si lamentassero o sporgessero denuncia. Amnesty international ha chiesto alla FIFA di pagare 420 milioni di euro ai lavoratori abusati.

A complicare ulteriormente la situazione, una dichiarazione dell’ex calciatore del Qatar e ambasciatore dei Mondiali Khalid Salma alla Tv tedesca ZDF: oltre a ricordare che l’omosessualità in Qatar è illegale, l’ha definita una malattia mentale. Una dichiarazione assurda che ha gettato scalpore, soprattutto se si pensa che, secondo un report dell’ong Human Rights Watch, di recente si sono verificate violenze, abusi e arresti della polizia qatariota contro le persone LGBT.

La Fifa vieta alla Danimarca la maglia per i diritti umaniLe ingiustizie avvenute in Qatar non sono cadute nel dimenticatoio, come dimostra l’iniziativa di Hummel, lo sponsor tecnico della nazionale danese. L’azienda ha creato le maglie della squadra senza che il logo sia visibile, per non comparire cioè in un luogo che “ha causato la morte a migliaia di persone”. La terza maglia sarà nera proprio in segno di lutto. 

Meno sensibile, invece, si è dimostrato il presidente della FIFA Gianni Infantino, che ha pregato le 32 nazionali partecipanti di “pensare solo al calcio”.

In realtà nemmeno questo pensiero dovrebbe tranquillizzarci: un Mondiale per un giocatore è uno sforzo fisico non indifferente, perché poche settimane dopo la fine del torneo l’atleta riprendere a giocare le partite del proprio club, aumentando il rischio di infortuni. Infortuni che si sono moltiplicati quest’autunno a causa del calendario “compresso”, creato per fare spazio sia al mondiale sia alla Nations League – altra decisione controversa della UEFA. 

E come non parlare infine del curioso episodio riguardante i “finti” tifosi delle varie squadre nazionali. Sembra infatti che, per aumentare il clima di festa, il Comitato organizzatore abbia pagato varie persone per organizzare parate lungo le vie di Losail a supporto della “propria” nazionale. Naturalmente il compitato ha smentito.

In un quadro così sconfortante e drammatico, sembra davvero difficile concentrarsi solo sulle partite. Il Qatar sarà sottoposto all’esame definitivo con l’inizio delle partite il 20 novembre, quando proprio i padroni di casa affronteranno l’Ecuador.

Tuttavia mai come quest’anno risulta difficile augurare a tutti buon Mondiale.

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