di Elisa Zaltieri
So che le senti, sono troppe,
troppe mani, afferrano ogni tua insicurezza, ogni doloroso ricordo, ogni lacrima versata e ti portano giù, sotto il pelo dell’acqua.
La luce bianca del mattino si specchia nei fiocchi di neve che cadono,
lasciandosi cullare dal pianto del vento.
È una danza triste, quella delle fronde spoglie delle querce,
è la disperazione degli alberi che guardano inerti i tuoi capelli biondi galleggiare.
Dopo tante battaglie vinte hai perso solo un po’ di più di quello che avevi prima che iniziassi a combattere.
I pozzi d’ambra che sono i tuoi occhi, manderebbero a fuoco anche questa mattina d’inverno.
Nei loro ultimi battiti di ciglia lottano ancora,
lottano ancora per la tua anima,
ormai congelata nella sua apatia.
Afferra la mia mano,
trascinami a fondo con te.
Sarò il familiare calore di un abbraccio,
il tepore dell’amore che non ha mai toccato le tue labbra.
Affondiamo insieme,
portami con te,
ascoltiamo la sinfonia dei battiti dei nostri cuori impazziti che si fermano all’unisono.
Quello che siamo state non verrà dimenticato sotto questa lastra di ghiaccio.
Questa tomba, dopotutto, sarà il
“per sempre” che non avremo mai.