“L’uomo sarà la sua stessa condanna. Talmente accecato dall’avidità da non rendersi conto che nel piatto in cui mangia giace la sua stessa carne”
Di Elisa Zaltieri
“La candida luce della luna di fine maggio veglia sulla terra fiorita degli Osage, la protegge, ma si ritroverà impotente dinnanzi ad una piaga ben peggiore di ciò che la valle ha affrontato in passato: l’uomo stesso.”
Martin Scorsese non ci propone il “solito” caso da risolvere ma una triste storia, della quale si conosce già l’ultimo capitolo.
Tratto da una storia vera, il più recente dei capolavori del regista ci presenta il vero volto del colonialismo americano: l’uomo bianco prende ciò che vuole lasciando terra brulla al suo passaggio.
Ci troviamo a Fairfax, in Oklaoma nei primi anni venti del Novecento, la Nazione degli Osage ha scoperto il petrolio nella sua terra, e brevemente si trova in possesso di grandi ricchezze.
L’occhio dei colonizzatori viene catturato dall’oro nero, è già deciso che sarà loro, lo otterranno con ogni mezzo necessario.
Killers of the Flower Moon nei suoi 206 minuti ci mostra le molteplici facce del male: dal “male banale” come direbbe Hannah Arendt, tipico un individuo che si lascia manipolare, privo di pensiero critico ma anche senza scrupoli. Tale malvagità, che tale è e rimane fino alla fine, nasce nei deboli di spirito che trovano la loro forza nella sofferenza altrui.
L’estremo opposto è impersonato da colui che intelligentemente tesse le reti, lavora per ottenere la fiducia della sua vittima e affonda il coltello nel petto di un amico con il sorriso in volto.
I cavalieri di Scorsese, Robert De Niro e Leonardo Dicaprio, indossano alla perfezione tali maschere e le loro sfumature, mostrandoci come la fame di potere porti l’uomo a commettere atrocità senza limite.
Martin Scorsese ha creato un film innegabilmente d’effetto, prendendosi tutto il tempo per raccontare la storia degli Osage. Il personaggio di Molly interpretato da Lily Gladstone, con la sua bontà, ci mostra come i nativi siano stati crudelmente usati, ingannati da finte promesse, trattati come oggetti e non come persone.
Il film tratta indubbiamente argomenti impegnativi, ma vi assicuro che vi sarà impossibile scollarvi dallo schermo per tutta la sua durata. I tre attori protagonisti impersonano personaggi estremamente differenti: dall’interpretazione della profonda stupidità, all’arguzia, l’ironia, l’ingenuità ed il tradimento.
I nativi americani sono stati massacrati e deumanizzati per secoli dall’uomo bianco, che ha sempre nascosto il suo operato sotto il pretesto della civilizzazione. Scorsese, nella sua crudezza, ci mette faccia a faccia con la vera natura delle azioni compiute: non per migliorare la vita dei nativi ma per distruggerla.