di Giada Tinè e Francesca Necula
Bentornati nel Lato Oscuro del blog MyFermi!
Come avrete notato, essendo voi arguti lettori dei nostri elaborati a scopo didattico, noi redattrici della rinomata rubrica Lato Oscuro abbiamo sempre cercato di portarvi materiali educativi legati alle festività più influenti del periodo. Abbiamo parlato, come voi ben saprete, del Dantedì e della Pasqua, ma ci siamo perse alcune ricorrenze importanti.
A ricordarcelo è stato niente di meno che uno dei nostri più sfegatati fan, Alberto Angela, che lunedì mattina, precisamente alle 11:44, si è palesato davanti al cancello del Fermi con un’espressione adirata e un megafono, urlando, con uno striscione gigante tra le mani, che mancava un articolo riguardante la festività del Carnevale. Come potevamo non accontentare un simile Maestro come lui?
Eccoci dunque a presentarvi la storia del carnevale, seppur con un lieve ritardo.
Il Carnevale è una festa ad oggi celebrata in tutto il mondo, che vede le sue radici nell’antica Grecia. Testimonianze della sua celebrazione si trovano nelle opere di quel periodo, scritte da famosi letterati. Uno di questi era Omero, che, nella sua Iliade, ha scritto di un Carnevale finito in tragedia. Chissà se la sua storiella avesse qualche fondamento storico o se il poeta avesse soltanto fatto abuso di idromele… Ad ogni modo, l’evento descritto da Omero prende piede nove anni dopo l’inizio della guerra di Troia, e vede come protagonista un esuberante Patroclo esageratamente voglioso di celebrare le feste di Carnevale.
Tutto era cominciato quando i due achei Agamennone e Achille si erano contesi la schiava Briseide, fino a quando Agamennone se l’era tenuta tutta per sé. Achille si offese talmente tanto da decidere di mollare completamente le armi e scappare via dalla guerra, abbandonando il popolo Acheo al suo destino per intraprendere uno stile di vita da eremita.
Il suo amico Patroclo, anch’egli acheo, si era però reso conto della tragica situazione in cui Achille aveva messo il suo popolo, le cui navi stavano letteralmente bruciando tra le fiamme appiccate dai quei figli di Ilio. Scelse quindi di fare visita alla tenda di Achille per supplicarlo di tornare in guerra. Seppur la visita di Patroclo fosse molto gradita, Achille rifiutò la proposta. Si offrì però di cedergli i suoi vestiti e le sue armi per festeggiare al meglio il Carnevale: Patroclo sarebbe diventato un cosplayer talmente bravo da spaventare i Troiani e vincere la sfilata di Carnevale dell’anno corrente.
L’unico compito di Patroclo era dunque soltanto impersonare Achille per un giorno, non certo quello di combattere nei suoi panni. Egli però, preso dall’ardore che l’incontro con il caro amico aveva suscitato in lui, non riuscì a porsi freni, e una volta spente le fiamme delle navi alleate decise di proseguire alla conquista di Troia da solo. Famosa è l’intervista a un soldato Mirmìdone fatta da un giornalista dell’epoca: “Mi si era palesato un Achille un po’ strano davanti agli occhi, non lo potevo vedere in faccia a causa dell’armatura, ma aveva una voce troppo rauca. Era più alto e più snello, non lo so, avrà fatto qualche dieta detox in eremitaggio”.
Probabilmente l’immagine di Achille era distorta un po’ a tutti gli Achei, non solo nell’estetica quanto anche nelle tecniche di attacco, giudicate alquanto inusuali: il presunto Achille aveva infatti cominciato a lanciarsi ripetutamente sui nemici emettendo versi animaleschi senza alcun preavviso. La sua insolita strategia sembrava inizialmente funzionare, tanto da continuare a ripeterla più volte. Ormai sembrava completamente fuori di testa, urlante com’era verso il popolo troiano, che stava lentamente perdendo fiducia nella razza umana. Anche gli Achei ormai erano abbastanza convinti del fatto che quello non fosse il vero Achille, ma tanto valeva lasciarlo perdere, letteralmente.
E così Patroclo, fomentato dal suo ineguagliabile travestimento carnevalesco, si scagliò un’ennesima volta contro i Troiani come un cantante rock che ad un concerto si getta nella mischia, soltanto che sia il concerto sia la mischia acclamante erano assenti, lasciando posto a un esercito munito di spade e lance infuocate pronto a ucciderlo. Si ritrovò quindi con un’asta conficcata fra le scapole, lasciandosi cadere l’elmo che a lungo aveva protetto il suo volto. A questo punto, come la squadra di Scooby-Doo smascherava i delinquenti, un soldato troiano svelò la sua vera identità a tutti i presenti. Colui che era stato appena ferito non era il vero Achille, ma solo un impostore. Che spreco di tempo.
Patroclo si ricordò in quel momento che indossare gli abiti di un eroe non lo rendeva conseguentemente un eroe. Decise di ritirarsi dalla battaglia, correndo al riparo fra i suoi soldati, ancora increduli a causa degli eventi a cui avevano appena assistito. Ma ormai era tardi per ritirarsi dal contest di Carnevale: Ettore, contendente troiano, suo noto avversario, non esitò a inseguirlo e gli scagliò un ultimo fatale colpo nel ventre. Finalmente Ettore poteva quindi conseguire il suo obiettivo: vincere il primo premio nella sfilata di Carnevale. E così spogliò Patroclo delle vesti di Achille, e le indossò pervaso da un’immensa sensazione di fierezza. Ma Patroclo in fin di vita colse l’occasione per ricordargli che il suo carissimo amico lo avrebbe vendicato.
Di lì a poco Achille venne a sapere della morte di Patroclo, e non fu decisamente una bella notizia per lui, che in un’intervista giornalistica dichiarò con aria a dir poco furiosa: “Gli avevo dato un compito! Solo uno! Quello stupido non capiva mai niente!”
Il malaugurato evento non fece altro che confermare la già nota calma di Achille. Immediatamente decise infatti di scagliarsi contro Ettore, uccisore del suo palese amante. Quest’ultimo, però, presto dovette accorgersi che tutto il resto del suo popolo si era defilato, lasciandolo completamente solo. Ettore però non voleva essere ridicolizzato per una seconda volta: decise quindi di fare la scelta peggiore e affrontare l’iracondo Achille in totale solitudine. Si inseguirono tre volte attorno alle mura dell’amata città, tentando un duello rivelatosi fallace a causa della pessima mira di entrambi. Ettore si accorse di non poter scappare dal suo destino e decise di correre verso il furioso Achille. Spese i suoi ultimi istanti implorando di ricevere una sepoltura dignitosa. La mente di Achille, però, era ancora offuscata dall’ira funesta provocata dall’uccisione del suo amante, portandolo ad ignorare l’ultimo desiderio dell’avversario defunto. Riteneva più appropriato legare il suo cadavere ad un carro che avrebbe sfoggiato in giro per la città, per poi portarlo nella sua tenda come trofeo di guerra. Solo Priamo, padre di Ettore, sarebbe riuscito a riscattare la salma del figlio offrendo in cambio ad Achille i beni più preziosi. È proprio vero che con il denaro si compra di tutto.
Termina così l’Iliade, il racconto di Carnevale per eccellenza, il cui finale è abbastanza tragico. E voi, come vi travestite durante questa festività? Avete particolari usanze legate al Carnevale, proprio come i nostri due eroi mitologici?
Adesso che l’articolo è terminato, possiamo finalmente tranquillizzare Alberto, sperando di riuscire a farci perdonare offrendogli una pala al bar. A presto, popolo del Lato Oscuro!