In occasione della Giornata del ricordo e dell’impegno per tutte le vittime innocenti di mafia urge una riflessione sul concetto di legalità, una chiave per una vera libertà
di Hajar Qacem e Liviu Lungu
Lo stato italiano riconosce il 21 marzo come la giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Proposta da Libera, la rete di associazioni contro ogni forma di illegalità e ingiustizia sociale provocate dalle organizzazioni criminali, il primo giorno di primavera è stato scelto per simboleggiare la rinascita e il ritorno ad una vera vita.
L’iniziativa nasce in conseguenza al dolore di una mamma che ha perso il figlio, un membro della scorta del giudice Falcone, nella strage di Capaci e che, ai funerali, alle commemorazioni e agli eventi successivi, non sentiva mai pronunciare il suo nome. Da qui l’idea di dedicare un giorno alle vittime innocenti di tutte le mafie, nel quale recitare i loro nomi e cognomi, come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Quel giorno non è solo un impegno contro, ma anche un impegno per la legalità e la giustizia nel nostro Paese.
Parlando di mafia, ci vengono subito in mente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due grandi magistrati impegnati nella lotta contro la mafia. Ma sapete chi è stata la prima vittima? Emanuele Notarbartolo di San Giovanni (1834-1893), un banchiere e politico italiano, ucciso da Cosa Nostra perché non accettava di farsi corrompere dall’organizzazione criminale siciliana.
Con il termine mafia si intende un sistema di potere esercitato attraverso l’uso della violenza e dell’intimidazione per il controllo del territorio, di commerci illegali e di attività economiche e imprenditoriali; è un potere che si presenta come alternativo a quello legittimo, fondato sulle leggi e rappresentato dallo Stato.
Le organizzazioni di stampo mafioso hanno origine in zone specifiche del Mezzogiorno ma poi si sono diffuse in tutto il mondo e oggi agiscono e si sono infiltrate anche nel tessuto politico, commerciale ed economico del Nord. Le più famose sono Cosa Nostra nella Sicilia occidentale, la ‘Ndrangheta nella Calabria meridionale, la Camorra nel Napoletano. L’obiettivo principale è l’arricchimento attraverso l’assoluto controllo del territorio.
Per la ‘ndrangheta il mondo si divide in due parti: “Ciò che è Calabria e ciò che lo diventerà”.
Gli addetti alle intercettazioni hanno sentito questa frase durante il maxi processo-operazione Crimine Infinito, che è stata svolta ai danni della mafia calabrese dalla DDA di Milano e da quella di Reggio Calabria.
Oggi la mafia è più difficile da riconoscere: finita la fase delle stragi, si è notevolmente trasformata, i suoi adepti sono spesso “colletti bianchi” che operano nell’alta finanza a livello internazionale e i suoi “aiutanti” amministratori e politici accondiscendenti o direttamente collusi. Ormai, dunque, non ci si stupisce più a sentire di casi di infiltrazione mafiosa nel nord Italia. Nonostante inchieste risalenti a qualche decennio fa, nella cultura e nell’immaginario collettivo per alcuni è ancora difficile accettare che la mafia ha messo le proprie radici anche nelle ricche regioni del Nord. E pensare che lo scrittore Leonardo Sciascia nel 1961 aveva fatto una profezia, la celebre “profezia della palma“, secondo cui presto si sarebbe attuata la risalita della Penisola da parte della mafia. La maggiore estensione di infrastrutture e di vie di comunicazione del Nord tornano molto comode alle organizzazioni criminali, che le usano come mezzo per aumentare i propri traffici, e la sottovalutazione del fenomeno ha favorito la situazione che stiamo vedendo adesso.
Mantova non è stata risparmia. Molte le estorsioni ad aziende mantovane emerse grazie al processo Pesci da parte di un clan di Cutro, ampiamente insediato nelle province di Mantova e Cremona, come si evince dagli atti del processo.
Le forze dell’ordine e della Magistratura continuano a lavorare alacremente, ma il mondo della politica e la società civile da cui questa nasce e per il bene della quale deve agire, devono collaborare in modo continuo e sinergico.
Il principio di legalità rappresenta oggi come non mai la massima garanzia di libertà; tale principio impone infatti a tutti il pieno rispetto della legge. La legalità è importante perché ci insegna a rispettare gli altri attraverso regole condivise e leggi giuste ed eque. Se tutti imparassimo il valore della legalità, il mondo diventerebbe più civile, la società più giusta e anche la mafia scomparirebbe La legalità deve essere la parola d’ordine per ogni cittadino. Perché insieme è possibile.
Per approfondire il caso Pesci: https://riviste.unimi.it/index.php/cross/article/download/10249/pdf/30534