Quando si parla di sport é istintivo pensare alla difficoltà e alla preparazione fisica. Personalmente considero il coinvolgimento emotivo dell’atleta altrettanto importante e impattante quanto la parte che coinvolge il corpo.
di Silvia Butnaru
Prima di parlare del ruolo che hanno le emozioni nella vita di un atleta dovremmo capire che cosa sono.
È un argomento molto difficile da trattare. Non sono elementi materiali che si possono analizzare concretamente: il modo in cui si manifestano cambia da persona a persona e potrebbero essere difficili da riconoscere.
Se ricerchiamo il temine emozione sul dizionario, la definizione dichiara: “stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione opposta dall’organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l’equilibrio”. Quindi potremmo dire che le emozioni recano un disquilibrio temporaneo in una persona, positivo o negativo che sia.
Nel corso della storia molti hanno cercato di dare una illustrazione completa su che cosa potessero essere. La prima persona che trattó le emozioni sotto una prospettiva scientifica fu Charles Darwin. Secondo il biologo, i correlati comportamentali dell’esperienza emotiva sono il risultato di processi evolutivi. Successivamente, nell’Ottocento, secondo gli studi di William James, filosofo statunitense, e Karl Lange, psicologo Danese, i vissuti emotivi sono dipendenti dai feedback sensoriali derivanti dalle risposte fisiologiche e comportamentali. Quindi, a differenza di Darwin, gli ultimi due studiosi definirono le emozioni come la percezione dei cambiamenti fisiologici piuttosto che la loro espressione vera e propria.
Circa un secolo dopo, le teorie dei sentimenti iniziarono ad occuparsi soprattutto delle cause e degli effetti delle emozioni. Infatti, i loro studi dichiararono che i processi corporei sono sottoprodotti della cognizione, cioè della rappresentazione mentale della realtà.
Riassumendo, possiamo dire che le emozioni sono necessarie alla vita perché funzionali al dovere di prendere delle decisioni razionali. Usando quindi questa definizione confermo quanto detto in precedenza: il coinvolgimento emotivo e personale nelle azioni quotidiane è indispensabile ed essenziale per vivere le esperienze nel modo migliore. Lo stesso discorso ovviamente viene applicato all’ambiente dello sport.
Lo sport insegna a vivere, insegna displina, forza di volontà, rispetto, coraggio e l’importanza dei propri sforzi. Troppo spesso però non viene usato come mezzo di apprendimento e viene trascurata completamente la parte emotiva di un atleta, dimenticandosi che anch’esso è una persona. L’essere umano è debole e le emozioni sono uno “specchio” che puó riflettere un’immagine di forza o di fragilità. Ed è per quest’ultimo motivo che l’aspetto psicologico di una persona che pratica uno sport dovrebbe essere tutelata. Gli sportivi sono spinti a cercare sempre la perfezione, in tutte le cose fanno. Questo puó portare, nel caso del mancato raggiungimento dell’obbiettivo, a forti momenti di scoramento e rassegnazione. In letteratura medico/sportiva sono descritti casi reali che, partendo dalla costruzione di aspirazioni quasi irragiungibili, si arriva allo sviluppo di disturbi alimentari e a vere e proprie depressioni provocate dall’eccesiva pressione e tensione emotiva.
Le emozioni si esibiscono nel teatro del corpo ma, mentre si pratica uno sport, queste si manifestano in una maniera più travolgente, perché é richiesta la coordinazione di mente e fisico. Riconoscere le emozioni e gestirle può aiutare lo sportivo a capire come far fronte alle situazioni di maggiore pressione, cercando di rendere meno stressanti i periodi più intensi.