Vita, carriera ed esperienze di un pilota dell’Aereonautica Militare.
Di Jacopo Antoniazzi
Eugenio Tovagliati è un ex studente del nostro Istituto da ormai dieci anni. Finita la scuola, si è subito arruolato nell’Aeronautica Militare, inseguendo il sogno che voleva coronare fin da quando era bambino.
Hai sempre pensato di fare questo nella vita? O avevi altri progetti per il tuo futuro?
Diciamo di sì, anche se ho sempre saputo che entrare nell’Aeronautica era abbastanza difficile. Detto ciò, questo è sempre stato il “sogno da coronare” ed in quanto tale l’ho seguito.
Poi, fortunatamente, è andata bene. Se oggi, però, io mi dovessi chiedere cos’altro avrei potuto fare, se non fossi entrato non riuscirei a trovare una risposta, perché essere un pilota era davvero ciò che ho sempre sognato, e questo desiderio si sarebbe riacceso nel corso della mia vita.
Quanto e in che modo ha influenzato la tua carriera la scelta di studiare in un liceo scientifico?
Sono stato io a decidere di intraprendere la carriera all’interno dell’Aeronautica, perché non sono stato spinto da qualcuno particolarmente, mi è sempre stato consigliato di seguire quello che volevo fare. Però devo dire che la formazione che mi ha dato il liceo scientifico è stata più che fondamentale. Se non avessi frequentato questa scuola avrei avuto grosse difficoltà sia in fase di concorso ma anche in tutto il resto.
Quanto durano i voli e dove vi mandano?
Sono stato in America e ho viaggiato spesso là.
Inizialmente, mentre stai ancora imparando, la durata dei voli addestrativi è di un’oretta, anche perché poi si comincia ad essere stanchi. Successivamente, più si va avanti più si implementano anche i mezzi e i modi di volare, aumentando anche le durate dei voli. Ti posso dire che con l’utilizzo del riferimento in volo, a volte si fanno più di sei ore consecutive in volo, quindi questa tipologia è molto impegnativa.
Dunque, alla fine, quanto tempo riesci a stare a casa tua, qui a Mantova? Ed è cambiata questa situazione nel corso dei tuoi dieci anni di Aeronautica?
In Accademia è ovviamente un po’ più difficile perché sei specialmente durante i primi anni sei molto più vincolato. Poi andando avanti tutto è volto a raggiungere un lavoro “normale”: quindi ho i miei periodi di ferie, i giorni liberi e ho gli orari che devo rispettare. Dunque non è un lavoro totalizzante, è un lavoro sicuramente particolare ma un lavoro.
Durante il corso della tua carriera, è andato tutto liscio o hai incontrato qualche difficoltà?
Ovviamente non è andato tutto liscio, come avviene in ogni cosa. A volte rischi di morire, ma fa parte del gioco (sto scherzando ovviamente). Le difficoltà ci sono state, ci sono e ci saranno. Tuttavia, la formazione che ho ricevuto sia dalla scuola che dall’Aeronautica mi ha consentito di affrontare queste difficoltà e di risolverle, di imparare da esse e di migliorare me stesso continuamente.
Qual è stata l’esperienza migliore che hai avuto finora?
Questa è sicuramente la domanda più difficile, perché di esperienze ne ho fatte veramente tante: la prima non si riconduce ad un momento singolo, perché riguarda la soddisfazione di realizzare un proprio sogno o comunque di riuscire in quello che molti pensano sia impossibile.
Dal punto di vista del volo, invece, è bellissimo passare su Mantova, su casa propria o comunque su luoghi a te cari. Ma l’esperienza in assoluto più stravolgente è stata sicuramente la volta in cui ero America e subito dopo essere decollato (c’era molto buio) ho bucato le nuvole: davanti a me ho trovato un tappetone arancione bellissimo. Ho ancora in mente la scena e mi emoziona ancora oggi.