di Giada Tinè e Francesca Necula

Salve popolo del Lato Oscuro!
Bentornati nella rubrica più seria del nostro blog.
Come ben saprete, venerdì scorso è stato celebrato il Dantedì, giornata nazionale in cui ognuno di noi ha ricordato l’egregio Durante Alighieri, fiorentino di nascita ma non di costumi, sia chiaro.

Tutti noi, venerdì, abbiamo commemorato il Maestro rileggendo i versi più significativi delle sue opere, passando il pomeriggio tra le pagine della Divina Commedia, postando su Instagram storie sdolcinate con versi celebri del tipo “amor ch’a nullo amato amar perdona”; ci siamo vestiti di rosso con l’alloro in testa, recitando il XXXIII canto del Paradiso saltellando per il centro della città, facendo il segno della pace e gridando al mondo “l’amor che move il sole e le altre stelle”.

Per dare sfogo alla divina passione per il Poeta, questa settimana abbiamo dunque deciso di regalarvi un esclusivo estratto del suo segretissimo diario personale. Dopo anni di incertezze, infatti, è stato possibile conoscere il contenuto di questo manufatto dal valore inestimabile grazie ad uno storico, riuscito per la prima volta ad intuire la password che proteggeva i segreti del Poeta.

“BeaTiAmo” sembrava uno stereotipo riservato alle ragazzine preadolescenti, ma forse dall’ingenuo Durante avremmo potuto aspettarcelo.
In esclusiva, solo per voi seguaci del Lato Oscuro, ecco quindi svelati i più profondi pensieri di Dante Alighieri:
(nota dei redattori: le parole racchiuse tra parentesi quadre indicano i termini mancanti nel diario originale.)

“Gentil Diario,
mi trovo ancor oggi a scrivere tra queste gloriose pagine delle mie mondane vicissitudini di uomo mortale.
Corre l’anno 1321, da poco la bella stagione è giunta, e la mia donna Gemma a mio fianco non [si trova?] più da anni. Tutta una vita la pover donna m’è stata vicina, eppure il cor mio di Beatrice s’era colmato da tempo. Di recente conclusi di onorare codesta Benedetta attraverso nobili versi, dopo aver a lungo cercato termini degni per farlo, e mi trovo ora a godermi la città di Ravenna consumando la pregiata pietanza locale: una piadina con squacquerone, rucola e prosciutto crudo. Ahi, di cotanta nobiltà si compone l’animo ravennate, che tanto si distingue da quello fiorentino, di natura avido e miserevole!

Fui esiliato dall’affascinante Firenze assai anni orsono, poiché fra ignobili mani la città cadette. A seguito di questo misfatto mi dedicai interamente alla raffinata arte letteraria, che mi portò virtute perduta nel tempo passato.
Non solo per glorificare il nome della mia Femmina fu composta la Commedia, poiché anche a togliermi qualche sassolino dai sandali fu la mia Opera utile. Codesta funzione ha l’Inferno: non tanto mettere in guardia li uomini delle conseguenze de’ loro mortali vizi, quanto farmi beffa de’ loro condanne.
Non pochi furono infatti coloro le cui idee andarono in contrasto con mi perfetta visione della vita mondana, sì che mi Commedia li ammonisce tutti per loro impertinenza.

Primi fra i peccatori, ma non tanto da meritarsi l’altra sponda dell’Acheronte, mi permisi di collocare li ignavi, coloro che in vita mai riuscirono a prendere posizione, fosse essa mossa da animo buono o malvagio. Coloro talmente codardi da non scegliere mai nulla: ahi! Fui costretto a creare loro apposito privé pe’ loro comodi, poiché almeno i dannati delle viscere del mondo una posizione l’avevano presa, mentre codesti egocentrici si riservarono la libertà di prendere la via più facile! Mentecatti!

Collocai invece nella sponda sud del fiume coloro che mai alcun battesimo ricevettero, poiché seppur alcuni potevano essere uomini nobili e virtuosi, mai l’Altissimo Signore Nostro conobbero e venerarono. Ahimè! Come potevano codesti individui ricever la grazia dopo una vita di infedeltà? Mi dolse il cuore, poiché fui costretto a porre nel Limbo anche l’Onorevolissimo Publio Virgilio Marone, cui opere conosco a memoriae, ma che visse nel tempo de li dei falsi e bugiardi. Ahi Maestro, quanto mi delude che voi credeste in menzogne prive di fondamento! Ahi, che dolore, Illustre uomo, che non [recitaste?] nemmeno una volta’l Padre Nostro! Ahi! Mai conosceste voi la verità, ma sempre foste migliore di coloro che commisero peccati di natura maligna. Per questo, Maestro, e per vostra Sapienza, mi cor vi si tien stretto.

Sempre malvisti mi furono anche li incontinenti, che ne li corpi materiali trovarono piacere.
Ahi! Codesti uomini la cui passione li lega perpetuamente al mondo sensibile, e mai la loro anima oltrepasserà la spera che più larga gira.
Li vostri istinti sempre furono tragica trappola! Ahi, se solo aveste fatto come me con la mia Femmina, le cui labbra mai sfiorai. Solo ’l suo saluto me donava salvezza!
Ahi, voi che spendeste tutti i vostri risparmi in frivolezze! Ahi, voi che non spendeste mai denaro! Ahi, quanto sono indeciso!
Se solo aveste speso giusta quantità come feci io!
E tra li incontinenti sistemai perfino li golosi, coloro che si abbandonarono al cibo come forma di distrazione: fatti non foste a mangiar come bruti, mentecatti!

Dopo le infuocate mura della città di Dite vi posi poi li eretici e li violenti. I primi, perché con mai veduta arroganza si fecero portavoce della verità del dogma, opponendosi alla Chiesa, vero faro che un uomo di fede seguire sempre dovrebbe. Ahi! Come poteste voi proclamarvi guide, offuscando le menti de li poveri fedeli? Ardete in sarcofagi di pietra, canaglie!
Anche di violenti pullula codesta zona, coloro che spesero la vita opponendosi a ciò dall’Altissimo creato. Pieno di melma è il mondo, se alcuni uomini arrivano a scontrarsi con la loro o altrui vita, ad affrontare il Nostro Signore e il suo sublime regno naturale, od opporsi alle leggi divine che regolano l’Arte. Apprezzate la vostra nuova residenza, citrulli!

Vien poi lo spazio delle Malebolge, dove si trovano quei che si approfittarono di astuzie e inganni. Ahi indovini, come poteste voi esiger denaro in cambio di previsioni sul futuro, se solo il Signore Dio Nostro può vantare codesta canoscenza? Ladri, barattieri, che nella materialità ponevate valore, come vi sentite ora a non possedere nulla? Ahi, simbolo della natura corrotta dell’uomo, dannate per l’infinità! Ma la mia parte preferita dell’Inferno è la dell’ottava bolgia, dove le anime brucian peggio de mi barbecuen ’l dì de Ferragosto. Che sostanziosa cena consumai in codesto luogo con Virgilio ne la mia Commedia! Qui vi decisi di punire coloro che in vita furono consiglieri fraudolenti: ahi, quanto gioisco a pensare voi peccatori di frode ardere tra lingue di fuoco! Ben vi sta, abusatori d’ingegno!
Ahi, come mi viene la nausea al sol pensare che voi mai siate stati guidati da virtute cristiana, ma solo dall’acutezza del vostro intelletto! Menomal ch’io sia stato salvato in tempo dal fare una fine simile alla vostra!

E infine, sul fondo della sciagurata voragine, trovan dimora i peggiori fra i dannati, quei che senza briciolo di umanità nell’animo, per beneficio tradirono chi in loro poneva fiducia. Ahi, voi privi di nobile animo, che riusciste a [ingannare?] parenti, amici, benefattori o patria vostra! Carogne! Per voi il più gelido spazio è riservato, cotanto gelido fu il cor vostro.
Lucifero, tu ripugnante creatura che tradisti il tuo stesso Creatore Signore Tuo Dio, per sempre patirai conficcato nel terreno masticando i tuoi tre disgustosi seguaci: Giuda, Bruto e Cassio. Ahi! Quanto mi ripugna aver respirato la vostra stessa aria! Degni di questo mondo mai foste e mai sarete, ignobili traditori!

Ma adesso già termina il tempo di scriver sì che la piadina si raffredda.”

Queste sono le grandi e segretissime parole racchiuse nel diario segreto del Sommo Poeta, divulgate solo per voi popolo del Lato Oscuro.
Non c’è dubbio che Dante Alighieri sia stato una delle figure più importanti del Medioevo, il Poeta per eccellenza, colui che ha dato vita alla lingua italiana.
Le sue opere sono inestimabili e i suoi versi resteranno per sempre incisi nella nostra storia, come ad esempio il celebre endecasillabo “fatti non foste a mangiar come bruti”, scritto mentre con inumana voracia il Maestro addentava la sua piadina.

Alla luce delle sue opere, possiamo forse concludere che l’unico difettuccio del Grande Maestro stava nell’odio represso verso qualsiasi essere umano, motivo per cui non si fece scrupoli a mandare tutti all’Inferno.
Ma diteci, popolo del Lato Oscuro, voi in quale cerchio sareste finiti? E soprattutto, come la prendete la piadina?

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