Un viaggio tra gli interrogativi fondamentali dell’esistenza

di Davide Tecchio

Regia: Pete Docters – Kemp Powers

Durata: 1 h 40 min

Uscita: 2020

Joe Gardner è un insegnante di musica delle medie che sogna di suonare nel jazz club newyorkese “Half Note” e di diventare un importante pianista. Eppure, sarà una morte improvvisa ad ostacolarlo: nell’ Altro Mondo (ciò che viene definito come aldilà) diventa il mentore di “22”, un’anima non intenzionata a vivere. Attraverso una continua crescita affettiva, i due protagonisti costruiscono man mano un dolce rapporto famigliare; ma più di tutto, Soul incarna la forma più primitiva della trascendenza dell’essere, il nostro ancestrale dubbio su chi siamo e qual è il nostro compito.

Nel secondo atto del film, Joe affronta il volto del suo desiderio, esplorando i limiti della sua consapevolezza, spinto a chiedersi se sia l’ambizione ciò di cui ha bisogno. Una ricerca logorante, quasi inconsapevole, sull’effettiva identità dell’Io: è il viaggio del protagonista attraverso i piani della realtà nel dinamismo del proprio .

Soul celebra la vita tramite l’esperienza della morte e in particolare la meraviglia della quotidianità che manca ad ognuno di noi. Il regista e sceneggiatore del film Pete Docter (che con “Inside Out” (2015) aveva raccontato le emozioni umane entrando nella mente della bambina Riley), travalica il mondo terreno per esplorare cosa c’è prima e cosa c’è dopo, chiedendosi quale sia la nostra scintilla e cosa ci spinga ad “essere” nel più assoluto modo di essere.

Cos’è questa scintilla?

Non si tratta di uno scopo o di una meta, la nostra scintilla è semplicemente vivere: è attraverso la consapevolezza che per essere pronti a vivere basti accogliere la vita stessa nella quotidianità e nel proprio modo di esistere, che ci sovvien l’eterno e la ragione del naufragar dolce in questo mar.

Soul ci insegna ad assaporare ogni momento, a lasciarci andare all’ineffabile leggerezza dell’essere. Perché, forse, la felicità sta proprio in questo.

Rating: 10/10

Di Davide Tecchio

“E se tutti questi abeti fossero come struzzi che si sono dimenticati di risalire? Gambe all’aria e testa infossata. Coccodè!”; ballava una danza tribale insieme all’albero, “Sveglia, sveglia, sveglia! Svegliati grosso struzzo.”

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