Il Mincio è in pericolo. Il “Tavolo del Mincio”, una realtà che comprende al suo interno più di 30 associazioni ambientaliste del territorio mantovano, denuncia ormai da mesi una condizione delle acque fluviali “insostenibile”, “frutto di anni di scelte sbagliate” e dalle “pericolose conseguenze”.
di Pietro Casari
L’ultimo studio delle acque del Mincio, realizzato dall’Università di Parma, parla di interramento del fiume. Il rischio concreto è che tra circa una decina d’anni il corso del fiume sia interrotto a causa del fenomeno dell’interramento delle sue valli e questo comporterebbe per la città la perdita dei suoi tre laghi storici.
Quello dell’interramento è un fenomeno naturale nelle aree palustri come quella del Mincio, che però dovrebbe completarsi in centinaia di anni; ma la cattiva gestione dell’ecosistema fluviale sta terribilmente accelerando le tempistiche. Le maggiori cause sono individuabili in un eccesso di consumo di fertilizzanti e fitofarmaci, la mancanza di cura delle “fasce tampone” e il mancato rispetto del deflusso minimo vitale.
Il fertilizzante in eccesso finisce all’interno dei canali di irrigazione (che fungono anche da canali di scolo) e poi nel fiume, dove il tutto si sedimenta, favorendo la crescita della flora acquatica che a sua volta blocca altri detriti, causando l’interramento. Le fasce tampone, ovvero l’insieme della flora presente sugli argini dei canali di irrigazioni che funge da blocco per la caduta di detriti e fitofarmaci in acqua, non vengono curate, anzi addirittura sfalciate dagli agricoltori o dai consorzi di bonifica (per economia e scarsa competenza, dicono le associazioni ambientaliste).
La situazione appare perciò già preoccupante: in alcune zone delle valli il livello dell’acqua è oramai di soli pochi centimetri e gli effetti di questo fenomeno “tanno già provocando gravi conseguenze sull’ecosistema fluviale e la proliferazione di specie infestanti.
Si aggiunge a questo una portata istantanea (quantità d’acqua che passa in un certo punto in un secondo) del corso d’acqua troppo bassa per evitare le sedimentazioni, ossia un mancato riguardo del deflusso minimo vitale, quel valore minimo di portata che teoricamente andrebbe rispettato per evitare fenomeni di questo tipo. La critica delle associazioni si inasprisce su questo fatto, perché il Mincio è un fiume a controllo completamente artificiale, essendo ricco di opere di gestione dei flussi artificiali dal Garda in giù. Per gli ambientalisti servirebbe quindi far scorrere più acqua lungo il fiume e toglierne un po’ al lago, cosa che attualmente non viene deliberatamente fatta: coloro che la sfruttano per il loro business, come gli agricoltori e le imprese turistiche del Garda, cercano di trattenerne il più possibile.
Ma in questo modo si rischia la perdita dei laghi virgiliani e delle valli del Mincio, con conseguenti effetti ambientali ed economici devastanti. E in questo, ancora una volta, la politica si è trovata e si trova impreparata. Il Parco del Mincio, l’ente di protezione della riserva del fiume, è accusato dalla cittadinanza attiva di negligenza e di gestione letargica delle dinamiche di degrado dell’ambiente fluviale.
Per risolvere questa “crisi” è necessario che gli ambientalisti, le parti politiche ed i portatori di interessi riescano a costruire una collaborazione comune di tutela del fiume. Non abbiamo scelta. E il tempo stringe.
La scrittura professionale che ci piace e vogliamo ancora da Uno sguardo sul presente. Firmate la petizione !