Il mistero del Triangolo delle Bermuda tra fatti e fantasia: un portale verso l’ignoto?

di Hajar Qacem

L’espressione Triangolo delle Bermuda è diventata, nel corso dei secoli, sinonimo di mistero, di enigma, di arcano. Questa regione dell’Atlantico occidentale, compresa tra le Isole Bermuda, Porto Rico e Miami, affascina ancora adesso il mondo intero in virtù dei tanti racconti sulle inspiegabili sparizioni che avvengono al suo interno. Tali vicende sono state, infatti, alimentate da speculazioni, teorie del complotto e ipotesi paranormali.

In questo articolo, cercheremo di capire se questo luogo può essere considerato un portale verso l’ignoto o rappresenta, più semplicemente, il risultato di congiunture fisiche spiegabili sotto il profilo logico.

Gli esordi

Una prima segnalazione relativa alla scomparsa di un vascello navale risale al XV secolo, ma è stato solo a partire dagli anni ’50 del Novecento che la denominazione Triangolo delle Bermuda, altrimenti chiamato Triangolo del Diavolo, ha iniziato a essere usata per indicare questa specifica regione del pianeta: il giornalista Vincent Gaddis, nel 1964, ha usato l’espressione in un articolo per la rivista Argosy dedicato alla scomparsa del Volo 19.

Da allora, sono state denunciate diverse altre sparizioni sospette e senza risposta.

La zona è diventata oggetto di attenzione crescente già durante la Seconda guerra mondiale, dal momento che diversi velivoli militari che sorvolavano la zona si sono letteralmente dileguati e non hanno più fatto ritorno alle rispettive basi.

Le teorie sulle cause delle sparizioni includono fenomeni naturali (le forti correnti oceaniche), cambiamenti nel campo magnetico terrestre e forte intensità del vento. Altre ipotesi suggeriscono che attività paranormali o fenomeni extraterrestri siano responsabili di tali scomparse.

Mistero nel cielo: la scomparsa del Volo 19

Il 5 dicembre 1945, durante la Seconda guerra mondiale, cinque aerei da addestramento Avenger della Marina degli Stati Uniti hanno lasciato l’avamposto di Fort Lauderdale, in Florida, per una perlustrazione di routine. Purtroppo, quella che doveva essere una missione ordinaria si è trasformata in uno dei più grandi enigmi della storia dell’aviazione: il Volo 19 non è più tornato alla base.

A capo della squadriglia era un istruttore di volo molto esperto e stimato, Charles Taylor, che addestrava quattordici giovani ufficiali. La loro destinazione – un’area al largo delle Bahamas – non è stata mai raggiunta: dopo un’ora di volo, il contatto radio con Fort Lauderdale è andato, infatti, perduto e i cinque aerei sono scomparsi nel nulla.

La spiegazione più attendibile è che i piloti siano rimasti disorientati dalle avverse condizioni meteorologiche e abbiano perso, conseguentemente, il senso della rotta.

La scomparsa del Volo 19 ha, però, alimentato numerose teorie del complotto: alcuni sostengono che il Governo statunitense, a conoscenza dei fatti realmente accaduti, abbia nascosto la verità, ma non ci sono prove a supporto di queste affermazioni.

A rendere l’evento ancora più tragico è stata la successiva scomparsa di uno degli aerei di soccorso, su cui viaggiava un equipaggio di tredici uomini. Il velivolo, un PBM Mariner, aveva un soprannome inquietante: Flying gas tank (serbatoio di gas volante) e questo perché la minima scintilla od anche la sola accensione di un fiammifero poteva causarne l’esplosione.

Una nave che si trovava nella zona ha segnalato di aver visto un’enorme palla di fuoco nel cielo e di aver attraversato una chiazza di petrolio proprio nell’ora e nel luogo corrispondenti a dove avrebbe dovuto trovarsi l’aereo.

Nel 1949, la Marina americana ne ha sospeso la produzione.

L’ipotesi scientificamente accreditata: le condizioni meteorologiche

Uno degli aspetti più studiati del Triangolo di Bermuda è il clima che lo caratterizza. “Il problema più grande in quell’area generalmente sono gli uragani, ma non è un’area in cui le tempeste sono particolarmente frequenti”, ha affermato Dave Feit, capo della sezione National Oceanic and Atmospheric Administration.

La posizione geografica, tuttavia, la rende soggetta a fenomeni meteo estremi e gli uragani indicati dallo studioso si formano di solito nella parentesi mensile compresa tra giugno e novembre: la presenza di correnti calde nell’Oceano Atlantico, unita alla differenza di temperatura tra acqua e aria, crea un ambiente ideale per la formazione e lo sviluppo di tali, devastanti tempeste. Gli uragani possono comportare venti estremamente forti, piogge torrenziali e onde alte e creare, conseguentemente, gravi difficoltà alle navi e agli aerei in transito. Questi fattori potrebbero spiegare tanto le scomparse quanto gli incidenti registrati nella zona e sciogliere in parte il mistero del Triangolo di Bermuda.

Nella risposta ufficiale della Guardia Costiera degli Stati Uniti alle legittime richieste di informazioni da parte della Comunità internazionale, il sottotenente A. L. Russell ha scritto: “Secondo la nostra esperienza, molte volte l’anno avviene che la combinazione di eventi naturali e imprevedibilità delle azioni umane superi l’immaginazione”.

Il sito del Triangolo di Bermuda ha ispirato un’ampia letteratura di miti e leggende.

Alcuni credono sia il prodotto di attività extraterrestri e rappresenti un antico portale dimensionale; altri lo associano a non ben identificate attività paranormali. Gli abitanti di queste regioni, forse per semplice speculazione commerciale, hanno diffuso racconti relativi a navi fantasma o hanno, addirittura, affermato di provenire da “un altro mondo”.

Tutto ciò, pur nella tragedia, ha contribuito a conferire fascino del luogo.

Per leggere scientificamente questi eventi, è fondamentale porre un discrimine tra fatti e fantasia: occorre mettere da parte l’eccitazione fuorviante che deriva da un mistero ancora irrisolto e concentrarsi su ciò che la ricerca suggerisce.

È pur vero che, potendo scegliere tra l’idea terrificante dei tentacoli di un calamaro gigante, un rapimento alieno, un errore umano o i capricci di Madre Natura, in pochi resistono al fascino della leggenda del Triangolo delle Bermuda.

Di Hajar Qacem

Mi piace informarmi costantemente sull`attualità. Non sono sognatrice oziosa, bensì una persona capace di intraprendere misure concrete per realizzare i propri obiettivi. Perciò mi piace condividere le mie scoperte con gli altri per stimolare discussioni interessanti.

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