Come uno sport dell’antica Roma vive ancora oggi.

di Matteo Tezza

Il Calcio in Livrea è un evento tipico di Firenze in cui quattro squadre si scontrano nell’antico gioco romano dell’harpustum. I costumi dell’evento contemporaneo derivano dai primi praticanti medievali di questo sport, i nobili, che giocavano vestendo le livree dell’epoca.

Ogni anno a Firenze, nel mese di giugno, tutta la città si anima per uno scontro imperdibile: il Calcio storico fiorentino. Quattro squadre, con quattro colori che rappresentano i quattro quartieri storici di Firenze, si contendono la vittoria:

  • I Bianchi di Santo Spirito
  • Gli Azzurri di Santa Croce
  • I Rossi di Santa Maria Novella
  • I Verdi di San Giovanni

Tre in totale sono gli incontri da disputare: due sono eliminatori e l’ultimo è la finale.

Ma prima di esplorare l’evento dei nostri giorni ripercorriamone la storia.

Lo sport deriva da un gioco praticato dagli antichi romani denominato Harpastum.  Un’attività sportiva che affonda le sue origini nell’antica Grecia. E anche il nome ci riporta alla cultura ellenica: Episkuros.

Del periodo romano possiamo citare i gladiatori: l’Harpastum (italianizzato in “arpasto” e conosciuto anche come “harpustum”) iniziò a divenire parte integrante del programma del loro allenamento. Non erano insoliti nemmeno i “match” contro i barbari all’interno del vasto Impero Romano dell’epoca. Nel 276 d.C. per esempio ci fu lo scontro con i britannici: i romani persero per 1-0.

Lo sport si diffuse e perduró nel tempo arrivando fino al XVI secolo. Proprio nel 1500 si tenne un’antica partita a cui, ancora oggi, si ispira l’evento fiorentino. Il 14 ottobre 1529 Carlo V, per ingraziarsi il Papa, assedió Firenze. I cittadini però non rimasero inermi e, anzi, risposero con una feroce resistenza e anche con una coraggiosa impertinenza: il 17 febbraio dell’anno successivo infatti scesero in campo in piazza Santa Croce e giocarono una partita. Un gesto che rimase impresso nella memoria anche quando Carlo V, nell’agosto del 1530, vinse l’assedio e mise al potere i Medici. Firenze e i fiorentini non dimenticarono quella partita che divenne un simbolo potente da cui trarre ispirazione. Oggi, come allora, regole e costumi sono immutati: non una semplice ricostruzione storica ma un evento identitario.

Molti, guardando all’Harpustum e dunque al “Calcio storico fiorentino”, vedono l’origine del calcio. Tuttavia, osservandone le regole, vi sono molte più affinità con il rugby.

Come prima cosa il gioco va svolto in piazza Santa Croce, dove due squadre di colori diversi si scontrano con 27 giocatori per parte. L’obbiettivo è quello di portare la palla alla fine del campo avversario e fare “caccia”, ovvero punto. Nella difesa come nell’attacco si usa qualsiasi mezzo possibile. La partita dura 50 minuti senza interruzioni. Ci sono tre linee di schieramento: quella più esterna si occupa di fare da portiere; quella più vicina al centro si occupa degli scontri e dei duelli. Qui ogni arte marziale è ammessa con il solo obbiettivo di fermare più giocatori possibili. La linea rimanente è in mezzo alle due appena citate e ha lo scopo di recuperare il pallone e di fare “caccia”.

Non è possibile colpire l’avversario da dietro o lateralmente se quest’ultimo non lo vede, così come non è possibile placcare alle spalle sopra la cintura. Per ogni espulsione o infortunio non ci sono sostituzioni.

Il gioco è stato accreditato spesso come violento. Ed è vero: gli scontri sono forti e decisi ma ció che avviene in campo rimane entro i confini di piazza Santa Croce. Tutto finisce lì.

Attualmente i campioni indiscussi nel Torneo a 4 squadre e 4 colori (praticato dal 1976) sono gli Azzurri con 21 titoli conquistati. Al secondo posto troviamo i Rossi con 6 vittorie.

Anche in questo 2024 come ogni anno (solo nel 2020 non si disputó per le restrizioni dovute alla pandemia) si terrà il torneo: una rievocazione ricca di emozioni e capace di richiamare sentimenti fortemente radicati nei cittadini fiorentini.

Di Matteo Tezza

Curioso come non mai, sono sempre in mezzo a qualcosa, infatti vengo chiamato prezzemolo

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